Disturbo psicotico condiviso – Sapresti riconoscere in qualcuno la “folie à deux”?
Una diagnosi da “disturbo psicotico condiviso” avviene quando i sintomi psicotici di un individuo si sviluppano durante una relazione con un’altra persona, a sua volta già affetta da una sindrome simile. Insomma, il disturbo coinvolge due individui: una persona che potremmo definire “dominante” o primaria ed una sottomessa, affetta da disturbo psicotico condiviso.
Questa singolare sindrome fu descritta per la prima volta nel 1860 da Jules G.F. Baillarger che all’epoca parlò di folie à communiquée, ma la prima vera descrizione avvenne – comunemente attribuita a Ernest Charlès Lasègue e Jules Falret, che ne descrissero i sintomi – nel 1877. Si parlò in quel frangente, per la prima volta, di folie à deux. La sintomatologia è stata definita anche in altri modi: follia comunicata, follia contagiosa, follia infettiva, psicosi da associazione o doppia follia.
Il segnale principale della malattia è l’accettazione delle farneticazioni deliranti altrui: i vaneggi sono spesso ricadenti, per quanto possibile, nel campo del probabile, poco bizzarri e di tipo persecutorio o ipocondriaco. Nell’oltre il 95% di tutti i casi di disturbo psicotico condiviso dichiarati sono coinvolti due membri della stessa famiglia. Anche se la teoria principale sulla malattia è di tipo psicosociale è stata ipotizzata una significativa componente genetica.
Fortunatamente questo tipo di male, abbastanza raro, si sviluppa esclusivamente in determinate condizioni (è quasi sempre necessaria una predisposizione genetica o una inclinazione caratteriale): non basta frequentare o condividere la vita con qualcuno affetto da una sintomatologia psichiatrica per esserne contagiati.