Cosa sono le Leggi di Murphy?
C’è un insieme di paradossi “pseudo-scientifici”, ironici e caricaturali, meglio conosciuti come Leggi di Murphy, che si possono idealmente riassumere nel primo degli assiomi formulati:
“Se qualcosa può andar male, andrà male”.
Questa è la Legge “principale” che ha dato origine a tutto l’impianto del pensiero “murphologico” ed alle successive, svariate riformulazioni.
In buona sostanza, si tratta di un riassunto di frasi divertenti il cui intento principale è quello di farsi beffe della quotidianità e della psicologia “spicciola”, ridicolizzando il modo di approcciarsi alla vita.
Il primo in assoluto a postulare le Leggi fu lo scienziato Edward A. Murphy, un militare dell’United States Army Air Corps. L’attuale enunciazione è dovuta, invece, al medico militare John Paul Stapp.
Murphy era uno degli ingegneri impegnati negli esperimenti “razzo-su-rotaia” eseguiti nel 1949 per verificare la tolleranza del corpo umano alle accelerazioni brusche.
Uno degli esperimenti prevedeva un gruppo di sedici accelerometri montati sul corpo dei soggetti-cavia: erano possibili due diversi modi in cui i sensori potevano essere agganciati; sistematicamente i tecnici li montavano tutti nel modo più sbagliato possibile.
In questa circostanza Murphy pronunciò la frase che lo rese famoso:
“Se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo”.
L’assioma riassume un fatto statistico-matematico che stabilisce: “Per quanto sia improbabile che si verifichi un certo evento, entro un numero elevato di occasioni questo finirà molto probabilmente per verificarsi”.