Chi ha paura del buio?
La paura del buio è una condizione tipica dell’infanzia, una limitazione transitoria che, di solito, scompare con il passare del tempo. Il timore dell’oscurità si manifesta, ordinariamente, come una sensazione di forte disagio e angoscia nel momento in cui ci si trova in ambienti bui. La “paura”, chiamata anche nictofobia o acluofobia, è la forma di terrore più ancestrale e colpisce generalmente i bambini, per i quali è spesso solo una tappa obbligata del percorso di crescita.
Ma cosa accade quando la sensazione persiste anche oltre l’infanzia? La paura del buio in età adulta non è solo una grande fonte di imbarazzo, ma presenta anche dei sintomi molto fastidiosi legati allo stato psicologica in cui si precipita: secchezza delle fauci, tachicardia, respiro affannoso, crisi di panico, difficoltà ad addormentarsi e sensazioni di distacco dalla realtà, sono alcuni dei fastidiosi sintomi legati alla condizione.
Perché accade? Non è semplice dare una risposta univoca, ma, genericamente, negli adulti può essere innescata da un periodo di forte stress o dopo aver vissuto un’esperienza spiacevole, come, ad esempio, un’incursione notturna in casa propria da parte di malintenzionati. In questi casi, il fenomeno è temporaneo. Alcuni traumi particolarmente violenti, invece, possono dar forma a episodi più resistenti, ma qui alla base della fobia c’è quasi sempre un’altra patologia clinica sottesa che per essere risolta ha necessità di vere e proprie cure psicolgiche/psichiatriche.
Come sconfiggerla? Secondo Colleen Carney del Ryerson University Sleep and Depression Lab, la migliore terapia è quella “espositiva”.