Uno studio pubblicato poche settimane fa su Frontiers in Psychology ha esaminato le ragioni psicologiche per cui i vegetariani e i potenziali vegani non diventano completamente vegani. I ricercatori hanno individuato tre principali blocchi mentali che li trattengono da questa transizione alimentare.
La mancanza di conoscenza delle conseguenze della dieta
Il primo blocco è legato alle diverse percezioni mentali dell’impatto della loro dieta sulla salute e sul benessere degli animali e dell’ambiente, tra cui la conoscenza della nutrizione, della propria impronta ecologica, del cambiamento climatico e delle attuali condizioni dell’industria animale.
“I vegetariani valutano l’industria animale in modo significativamente meno negativo rispetto ai vegani e ai potenziali vegani. Inoltre, i vegetariani in genere possiedono informazioni meno corrette sull’industria animale – come, ad esempio, indica il fatto che un terzo dei vegetariani non era consapevole del fatto che le loro scelte alimentari portano comunque alla morte degli animali“, spiegano i ricercatori.
I ricercatori hanno anche scoperto che i vegani tendono a investire più tempo nell’apprendimento oggettivo della dieta e delle questioni legate agli animali rispetto ai non vegani. Inoltre, si affidano maggiormente a studi scientifici affidabili per ottenere queste informazioni rispetto agli altri.
Il paradosso del formaggio
Vi è poi un secondo motivo che viene ribattezzato il paradosso del formaggio. Molti individui evitano il veganismo perché ritengono di rinunciare a cibi deliziosi e citano l’importanza del gusto nei loro pasti prima di ogni altra cosa. I ricercatori suggeriscono che i vegani probabilmente tengono al gusto tanto quanto i non vegani, e questo blocco mentale potrebbe essere un modo per riaffermare le attuali scelte di vita non vegane.
“La scoperta che per i vegetariani può essere difficile non consumare latticini – soprattutto formaggio e uova – perché ne sentirebbero la mancanza e che i prodotti ‘sostitutivi’ spesso non soddisfano le aspettative di gusto dei consumatori implica che uno stile di vita vegano può essere associato all’aspettativa di un’esperienza di gusto peggiore“, scrivono ancora i ricercatori.
Il formaggio è spesso il prodotto animale più difficile da abbandonare e viene addirittura percepito come una dipendenza. Il “paradosso del formaggio” evidenzia dunque come, nonostante la consapevolezza che il consumo di formaggio influisce sul benessere degli animali e dell’ambiente, il desiderio di continuare a consumarlo sia una motivazione molto significativa per molti non vegani.
Le vecchie abitudini sono dure a morire
Come terzo e ultimo motivo condividiamo che molti individui esitano ad adottare uno stile di vita vegano a causa della difficoltà di rompere le abitudini alimentari profondamente radicate. I vegetariani e i futuri vegani possono avere difficoltà a rinunciare al comfort e alla familiarità del loro attuale stile di vita. La percezione della difficoltà della transizione e la messa in discussione della fattibilità e della convenienza di diventare vegani possono far sembrare la transizione particolarmente temibile.