Alienazione parentale è un termine utilizzato nei casi di separazione e divorzio ad alto conflitto che si riferisce alla resistenza o al rifiuto di un bambino di stare con uno dei genitori (il genitore “rifiutato”) e una forte preferenza a stare con l’altro genitore (il genitore “favorito”). Anche se il genitore rifiutato non ha fatto niente di male, nessun abuso o violenza.
L’alienazione parentale non rientra nel DSM-5-TR, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, ma, essendo in costante aumento nei casi di separazione e divorzio, alcuni professionisti ritengono di doverlo riconoscere come un disturbo mentale diagnosticabile.
Comprendere cosa potrebbe accadere nel cervello di un bambino quando si verifica questa alienazione può essere utile.
L’età critica 9-13 anni
A qualunque età i bambini possono opporsi a passare da un genitore all’altro dopo la separazione. Ma l’alienazione parentale sembra più frequente tra i 9 e i 13 anni. Prima dei 9 anni, la maggior parte dei bambini sembra meno colpita dall’ostilità dei genitori, riuscendo a sostenere un rapporto con entrambi in modo abbastanza neutrale.
Dopo i 13-14 anni, alcuni adolescenti diventano così alienati che la loro relazione con il genitore rifiutato può durare per anni o addirittura per sempre.
La fascia di età 9-13 anni è un periodo di grandi cambiamenti, in cui i circuiti neuronali sviluppati durante l’infanzia si deteriorano se non utilizzati. Molte sinapsi formatesi nell’infanzia vengono infatti rimosse nell’adolescenza. Quelle che sopravvivono sono quelle che vengono attivate più spesso. L’eliminazione netta di alcune sinapsi si verifica proprio nella tarda infanzia, 10-11 anni.
Questa potrebbe essere una buona notizia per i bambini che hanno subito abusi nella prima infanzia, poiché alcuni dei loro brutti ricordi potrebbero essere cancellati. Ma anche i ricordi felici, nei casi di genitori positivi che ora vengono respinti, possono essere cancellati.
In alcuni casi un figlio adolescente che ha rifiutato un genitore potrebbe apparire confuso e quasi non riconoscere il genitore che ha rifiutato per anni. E questo può colpire anche i nonni dalla parte del genitore rifiutato, andando a rimuovere i bei momenti trascorsi insieme.
Ripetizione emotiva per una maggiore connessione
I tribunali spesso sono in difficoltà su questi casi, e consentono al bambino di allontanarsi dal genitore finché la situazione non si risolva. Ma stare lontano dal genitore rifiutato, passare tutto il tempo con l’altro genitore, magari arrabbiato, che parla male dell’ex partner con forte emotività, potrebbe portare il bambino a sviluppare la visione “o tutto o niente”. Un genitore tutto buono, l’altro tutto cattivo.
Il cervello del bambino in quel momento sta potando vecchi ricordi inutilizzati, si sta aprendo a nuove esperienze anche emotive. Il cervello di un adolescente attraversa una nuova fase di plasticità, in cui i fattori ambientali hanno effetti importanti e duraturi.
La ricerca mostra che maggiore è la ripetizione di un’esperienza, più forti sono le connessioni neuronali. Questa è chiamata mielinizzazione, perché i neuroni formano guaine più permanenti intorno a sé per aiutare a trasferire più rapidamente i messaggi.
Come evitare l’alienazione parentale
La ricerca sul cervello dei bambini dà alcuni suggerimenti su cosa potrebbe andare storto nei casi di separazione e divorzio ad alto conflitto. Si spera che con i progressi in questo campo, i genitori, i professionisti e i tribunali si assicureranno che i bambini rimangano in contatto con entrambi i genitori, a meno che non ci sia un grave pericolo.
Passare 2 o 3 anni a discutere sul motivo per cui un bambino rifiuta un genitore può far perdere questa finestra di opportunità per mantenere entrambi i genitori nella vita del bambino.