Prendere decisioni difficili può creare stress e ansia, può portare a rimandare delle scelte, e a volte una decisione sbagliata potrebbe portare a delle conseguenze rilevanti. Questo avviene non solo quando si deve scegliere che strada intraprendere dal punto di vista lavorativo, ma potrebbero essere decisioni d’amore, decisioni dedicate al nostro futuro.
Quando ci si trova in un momento del genere capire come prendere decisioni difficili diventa essenziale. Ecco allora i consigli dalla psicologia per riuscire a trovare la giusta strada anche nel momento in cui ci si trova dinanzi a scelte che possono portare a un confronto doloroso, soprattutto con noi stessi.
Prendere decisioni difficili quando in conflitto con i propri valori
Un esempio frequente del prendere decisioni difficili riguarda il contrasto tra il desiderio di stabilità e quello di crescita personale.
Restare in una relazione, in un lavoro o in un ambiente che offre sicurezza, ma allo stesso tempo limita l’evoluzione, può generare una tensione profonda.
Allo stesso modo, scegliere la via del cambiamento significa talvolta rinunciare a un senso di appartenenza, alla protezione di ciò che è familiare, al conforto della continuità.
Le decisioni più difficili non derivano soltanto dall’incertezza sul futuro, ma dal dover sacrificare una parte di noi. Ci si aspetta spesso che una decisione “giusta” porti con sé una sensazione di chiarezza o di sollievo immediato.
In realtà, molte scelte importanti lasciano in eredità emozioni contrastanti, dolore per ciò a cui si rinuncia e insieme la speranza di ciò che si sta scegliendo di costruire.
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Il rischio e la rinuncia al controllo
Decidere significa anche accettare il rischio, infatti, ogni decisione riduce il ventaglio delle possibilità e obbliga a lasciare andare qualcosa. È questo il motivo per cui la mente tende a rimandare: l’illusione che il tempo possa sciogliere il nodo da solo allevia momentaneamente l’ansia, ma prolunga l’incertezza. La difficoltà maggiore sta nel tollerare la perdita di controllo, nel riconoscere che nessuna analisi potrà garantire con assoluta certezza un esito positivo.
Molte persone associano la possibilità di sbagliare a un senso di fallimento personale, come se una decisione “non riuscita” cancellasse il valore della scelta compiuta. In realtà, ogni decisione apre comunque un percorso di apprendimento: anche gli errori possono diventare terreno di crescita, se osservati senza giudizio ma con spirito di riflessione.
Guardare oltre il concetto di “giusto” o “sbagliato”
Un approccio utile consiste nel cambiare prospettiva. Invece di chiedersi quale sia la decisione corretta, si può domandare quale sia la decisione migliore date le circostanze presenti. Pensare in termini assoluti: giusto o sbagliato, successo o fallimento, alimenta ansia e paralisi. Considerare la scelta come “la migliore possibile in questo momento” restituisce flessibilità e permette di accogliere l’imperfezione come parte inevitabile del vivere.
In questo modo la decisione non diventa un verdetto definitivo sulla nostra identità, ma una tappa di un percorso che potrà sempre essere aggiustato o riletto con nuove chiavi di comprensione.
Scomporre la decisione
Un altro passaggio importante è identificare quali valori siano effettivamente in gioco. Fermarsi a riflettere su cosa ci stia muovendo – amore, sicurezza, libertà, giustizia, crescita personale – aiuta a dare un nome al conflitto e a renderlo più gestibile.
Scrivere i valori in contrasto, esplorarne l’origine e il significato personale permette di chiarire perché ci sentiamo divisi e quale aspetto sia, in quella fase della vita, più vicino al nostro bisogno di evoluzione.
Un esercizio pratico consiste nel disegnare una griglia divisa in quattro quadranti, dove inserire vantaggi e svantaggi di ciascuna alternativa.
Attribuire un punteggio all’importanza di ogni punto e sommare i risultati permette di visualizzare la direzione verso cui tendiamo, anche quando le emozioni sembrano offuscare la mente.
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Dare spazio alle emozioni senza farsene travolgere
Ogni decisione difficile porta con sé emozioni intense: rabbia, paura, tristezza, sollievo, a volte tutte insieme. Non si tratta di eliminarle per prendere una scelta “fredda” e razionale, ma di riconoscerle come parte del processo. Ignorare il dolore, il dubbio o la nostalgia legati a una decisione significa condannarsi a sentirli in modo ancora più invasivo dopo.
Permettersi di sentire queste emozioni, senza che diventino il solo criterio di valutazione, aiuta a integrare la parte emotiva con quella razionale.
Chi tende a lasciarsi guidare troppo dal cuore dovrebbe sforzarsi di considerare gli elementi oggettivi, mentre chi è orientato solo alla logica dovrebbe dare più spazio a ciò che sente nel profondo.
Ampliare lo sguardo prima di prendere decisioni difficili
Un ulteriore passo consiste nel domandarsi: “C’è qualcosa che non sto considerando?” o “Quali prospettive potrei integrare oltre alla mia?”. Il rischio è quello di fissarsi sul proprio sistema di valori senza contemplare altri punti di vista. Allargare lo sguardo non significa tradire sè stessi, ma riconoscere che anche gli altri hanno principi e bisogni legittimi, e che le decisioni migliori nascono spesso dal dialogo fra più prospettive.
Imparare a convivere con l’incertezza
Prendere decisioni difficili non elimina il dubbio, ma insegna a conviverci. Non esiste scelta che ci preservi totalmente dal rischio di rimpianti. Tuttavia, c’è una differenza sostanziale fra vivere paralizzati dalla paura e vivere accettando che ogni passo, anche incerto, contribuisca a costruire la persona che stiamo diventando.
Le decisioni difficili, proprio perché dolorose e cariche di significato, hanno il potere di trasformarci. Ci obbligano a fare chiarezza su ciò che conta davvero e ci accompagnano verso una maggiore consapevolezza di noi stessi.