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Come riconoscere e prevenire la depressione stagionale

Con l’arrivo dei mesi autunnali e invernali, anche se con effetti molto diversi tra persone, in 10 milioni di americani ogni anno aumenta il rischio di depressione stagionale (SAD).

Sebbene la maggior parte degli adulti abbia già sentito parlare di questo disturbo affettivo stagionale, c’è ancora troppa disinformazione su questo disturbo. Ci sono due miti ancora prevalenti rispetto ai dati della ricerca:

  • La maggior parte delle persone crede che la SAD sia conseguenza delle poche ore di luce solare, ma la ricerca non dimostra correlazioni tra la latitudine (ad esempio i paesi del nord, cioè i più oscuri durante l’inverno) e i tassi di SAD.

Il buio, quindi, non spiega questo disturbo.

  • Molte persone credono che il clima più freddo favorisca la SAD, ma anche questi dati sono contrastanti. Gli Stati Uniti riportano dati di depressione stagionale doppiamente più alti di quelli europei, compresi i paesi scandinavi. Anzi, i paesi scandinavi risultano tra i paesi più felici secondo il World Happiness Report 2021.

Quindi, neanche le fredde temperature spiegano la depressione stagionale.

Questi stereotipi sul freddo e sul buio sono quindi più mito che realtà. E allora cosa può aiutarci a capire i meccanismi del disturbo affettivo stagionale? E come possiamo prevenirlo?

Biologia e psicologia: un modello integrato

La SAD si comprende al meglio adottando un modello biopsicosociale. Questo include componenti biologiche (espressione genetica, livelli di ormoni e vitamine durante i mesi invernali) e componenti psicologiche (cicli del sonno, cambiamenti nella dieta e nell’alimentazione).

Nessuno di questi fattori presi singolarmente rappresenta un rischio per lo sviluppo di depressione stagionale, ma la loro combinazione fa comprendere il rischio personale di ciascun individuo e le misure da adottare per la prevenzione e il trattamento.

Ci sono molti neurotrasmettitori, ormoni e vitamine influenzati dall’aumento del buio: serotonina, dopamina, norepinefrina, melatonina, ormoni tiroidei, cortisolo e vitamina D.

Gli individui variano nelle risposte biologiche alla diminuzione della luce solare durante l’inverno, per cui un certo sottogruppo può esserne più influenzato in senso negativo per quanto riguarda l’umore, il livello di energia, concentrazione e motivazione.

Questo modello supporta dei rimedi già noti come l’uso di luci artificiali e light box per fornire un’illuminazione sufficiente, l’uso di antidepressivi e l’integrazione di vitamina D per chi ha delle carenze. Questi rimedi sono ancora più efficaci se vengono usati per prevenire.

Negli Stati Uniti, sono particolarmente rilevanti anche le componenti comportamentali, psicologiche e sociali che interagiscono con i suddetti fattori biologici. Rispetto alle culture scandinave, per esempio, che mantengono alti i livelli di attività fisica e tempo all’aria aperta anche nei mesi invernali, negli Stati Uniti l’inverno è associato a un minore esercizio fisico e un maggior tempo passato al chiuso.

Inoltre, le tendenze verso schemi di sonno irregolari, le ridotte socializzazioni delle persone, l’aumento della frequenza dei pasti e l’aumento di peso stagionale, sono tutti fattori ideali per un maggiore rischio di SAD.

In particolare, questi cambiamenti comportamentali e sociali sono più elevati nelle aree settentrionali degli Stati Uniti, il che è associato ad una differenza tra nord e sud del paese più alta.

Prevenire è meglio che curare la SAD

L’aspetto chiave dell’adozione di questo modello è la potenziale prevenzione del rischio a livello individuale. La prevenzione dovrebbe includere programmi per un regolare esercizio fisico, un ciclo del sonno uniforme, tempo libero all’aperto durante le ore di luce (anche nei giorni più nuvolosi), relazioni sociali e sane abitudini alimentari.

Questi programmi non solo aiuteranno a prevenire o almeno ridurre i sintomi di SAD, ma potrebbero anche aiutare a creare una stagione piena di bei ricordi, connessioni e avventure.

About Silvia Faenza

Ciao sono Silvia Faenza, mi sono Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università del Salento, nel 2014. Dal 2015 mi occupo della gestione dei contenuti per aziende e agenzie editoriali online, principalmente in qualità di ghostwriter, copywriter e web editor.

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