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Divorzio e bambini: come affrontano il cambiamento e in che modo aiutarli?

Quando una coppia si separa, il mondo degli adulti viene scosso da dinamiche complesse che, per quanto faticose, si possono analizzare, discutere, razionalizzare.

Per un bambino, invece, ciò che accade ha la forza improvvisa e indecifrabile di uno strappo. Uno squarcio che non ha parole, ma che produce effetti profondi: un silenzio più lungo del solito, un abbraccio mancato, la colazione che cambia luogo e presenza, il letto in cui non ci si addormenta più insieme.

Il divorzio per i bambini è un’esperienza affettiva che attraversa il corpo e il cuore del bambino, lasciando segni a lungo.

Divorzio e bambini: le reazioni più frequenti dei bambini

La prima reazione dei figli, quando mamma e papà comunicano la decisione di separarsi, spesso è muta. Non perché non comprendano, ma perché il pensiero infantile si muove con altri strumenti: associazioni affettive, paure ataviche, fantasie di colpa. Per questo, chi si occupa di accompagnare i bambini durante questa transizione familiare dovrebbe partire da un presupposto semplice, ma spesso dimenticato: i bambini percepiscono molto più di quanto riescano a dire.

È facile cadere nella tentazione di spiegare, rassicurare, riempire di parole lo smarrimento. Eppure, ciò che conta davvero non è trovare le frasi perfette, ma saperle dire con uno sguardo che resta vicino. Un bambino non ha bisogno di sapere tutto, ha bisogno di sentire che i grandi rimangono affidabili anche quando cambiano le forme della loro presenza.

Quando la separazione è preceduta da conflitti aperti e ripetuti, il disagio dei figli si stratifica in mesi di tensione quotidiana. Ma anche laddove la crisi si sia manifestata in silenzi prolungati, scambi tesi o distanze emotive invisibili agli occhi esterni, i bambini percepiscono comunque il clima che si respira in casa.

Possono reagire con insonnia, aggressività, chiusura, richieste di attenzione insolite. Non per capriccio, ma perché il corpo e il comportamento parlano quando le parole mancano.

La paura dell’abbandono dopo il divorzio

In età prescolare, può comparire la paura dell’abbandono, specialmente se uno dei due genitori lascia l’abitazione. Per i bambini piccoli, l’idea che una persona amata possa “andarsene” può destabilizzare il senso stesso della continuità dell’affetto.

In età scolare, emerge più chiaramente il bisogno di dare un senso alla frattura: perché succede? Di chi è la colpa? Si può aggiustare? È qui che può comparire, in forme più o meno manifeste, un sentimento di colpa. Se i litigi tra i genitori si concentrano intorno alla gestione dei figli – turni, attività, responsabilità – i bambini possono facilmente credere di essere loro la causa del conflitto.

Egocentrismo infantile dopo il divorzio

La psicologia evolutiva parla di “egocentrismo infantile”, non come forma di egoismo, ma come una fase in cui il bambino legge il mondo partendo da sé. Se mamma piange, forse è perché ho detto qualcosa di sbagliato.

Se papà non torna, forse non mi vuole più bene. È un pensiero doloroso ma coerente con il funzionamento cognitivo dell’infanzia. Ed è qui che si gioca il ruolo dei genitori: farsi interpreti di ciò che accade, con parole accessibili ma vere, senza riversare il peso della separazione sulle spalle piccole dei figli.

Da dove deriva il dolore dei bambini per il divorzio?

Il dolore dei bambini non deriva tanto dal fatto che i genitori si separino, quanto dal modo in cui vivono e gestiscono questo passaggio. Quando il conflitto si prolunga nel tempo, quando il rancore si riversa nelle comunicazioni quotidiane, quando si cerca l’alleanza dei figli contro l’ex partner, allora si crea una frattura più profonda.

I bambini non vogliono scegliere tra mamma e papà. Ogni tentativo di spingerli verso una parte li costringe a dividere la propria identità, a sentirsi fedeli a uno e sleali verso l’altro, ad assumere ruoli da adulti che non spettano loro: mediatori, consiglieri, custodi del dolore altrui.

A volte capita che un bambino diventi il confidente di un genitore, il suo sostegno emotivo nei momenti più duri. È comprensibile il desiderio di trovare conforto, ma non è sano spostare il peso dell’elaborazione su un figlio. Il bambino ha diritto a restare tale, a non farsi carico di ciò che non può comprendere o gestire. Ogni inversione di ruolo comporta un costo affettivo altissimo, spesso visibile solo con il tempo.

Cosa fare quando si divorzia per ridurre la sofferenza dei bambini?

Per evitare che i figli si perdano in questo labirinto emotivo, serve innanzitutto che i genitori si fermino. Fermarsi davvero: uscire, per quanto possibile, dal vortice delle recriminazioni e dei torti subiti, e provare a guardare la situazione dal punto di vista del bambino.

Anche se la comunicazione tra gli ex partner è difficile, serve uno sforzo consapevole per costruire un patto educativo comune: scegliere insieme le parole da usare, decidere quando e come comunicarle, rispettare il tempo del figlio, accogliere le sue reazioni senza correggerle o giudicarle.

Dire ai figli “ci separiamo, ma resteremo entrambi i tuoi genitori” non è una frase retorica, ma serve a far comprendere che ci sarà una continuità affettiva che può fare la differenza tra un distacco traumatico e una transizione dolorosa ma elaborabile. Serve chiarezza su ciò che cambierà – casa, tempi, abitudini – e su ciò che resterà: l’amore, la presenza, l’ascolto.

Infine, serve tempo. I bambini non elaborano con le stesse tempistiche degli adulti. Possono voler tornare a parlarne settimane o mesi dopo, possono regredire temporaneamente, possono mostrare emozioni che sembrano non avere senso.

Separarsi da partner è un’esperienza difficile. Separarsi da genitori, invece, richiede che si continui a lavorare insieme per il bene dei figli, rimanendo figure affidabili e amorevoli. Non perfette, ma presenti. Non sempre felici, ma capaci di continuare ad amare.

About Silvia Faenza

Ciao sono Silvia Faenza, mi sono Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università del Salento, nel 2014. Dal 2015 mi occupo della gestione dei contenuti per aziende e agenzie editoriali online, principalmente in qualità di ghostwriter, copywriter e web editor.

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