È possibile alleviare “naturalmente” la sofferenza?
In tempo di guerra, il personale medico addetto alle trincee o agli ospedali di campo non di rado restava letteralmente allibito quando alcuni soldati, gravemente feriti in battaglia, rifiutavano gli analgesici, sostenendo di non provare nessun dolore.
A tal proposito, nel corso di alcuni studi, sono stati osservati casi in cui le vittime di incidenti complessi non hanno dato segno di accorgersi delle loro ferite fino a nove ore di fila: questa singolare capacità di dominare o ritardare le sensazioni dolorose non è una dote da “supereroi”, m piuttosto un fattore di sopravvivenza, in grado di assicurare il sollievo da un dolore che di fatto mette in pericolo la capacità dell’individuo di porsi ini salvo.
Il fenomeno del ritardo delle sensazioni dolorose è un meccanismo cerebrale che parte da un processo biochimico: alcune parti del cervello (in particolare l’ipotalamo e l’ipofisi), in alcune condizioni particolari, elaborano e producono un sovrappiù di sostanze chimiche chiamate endorfine, le quali svolgono un’azione simile agli oppiacei, come la morfina, sopprimendo “temporaneamente” il dolore. In pratica le endorfine, così come gli oppiacei, stimolano il cervello a inviare messaggi che bloccano l’invio di nuove sensazioni dolorose. Nel corpo umano questo causa un vero e proprio cortocircuito per sovraccarico alla “porta” attraverso la quale passano i segnali di dolore: sovraccarico che riesce effettivamente a bloccare la percezione del dolore di un individuo.
Recenti ricerche hanno rilevato, muovendosi in direzione contraria, che un individuo sottoposto ad uno stato costante di stress può giungere ad un abbassamento del livello di endorfine in circolo nell’organismo. Questo ha posto l’attenzione su come alcuni malati cronici abbiano livelli insolitamente bassi di tali sostanze e siano, di conseguenza, più esposti al dolore fisico.
A questo punto la domanda da porsi è: se il cervello e il sistema nervoso possono, in determinate situazioni, bloccare il dolore percepito, perché questo meccanismo non entra in azione in tutti i casi di dolore molto intenso? Una teoria tra le più accreditate afferma che il dolore è un meccanismo “troppo importante” per essere soppresso, tranne quando è a repentaglio la sopravvivenza dell’individuo.