Potrebbe sembrare strano ma, secondo quanto afferma un recente articolo comparso sul penultimo numero di Journal of Affective Disorders, la forza esercitata in una stretta di mano potrebbe essere associata alle idee di suicidio.
Il suicidio, un costante oggetto di studio
Il nuovo studio arricchisce così di spunti le valutazioni cliniche e le ricerche sulle tendenze suicide. Per esempio, sappiamo molto bene che ci sono profonde differenze geografiche nei tassi di suicidio: sebbene il tasso annuale di suicidio medio per età sia di 10,5 per 100.000 individui, tali proporzioni differiscono da Paese a Paese, essendo diverse volte più alti della media in alcuni luoghi come Guyana, Russia, Lituania e Kazakistan.
Inoltre, i ricercatori sono stati in grado di identificare il momento in cui è più probabile che il suicidio si verifichi, in termini di ora del giorno (il picco si verifica nel pomeriggio), settimana (il massimo dei suicidi avviene nell’inizio della settimana), mese (prima settimana del mese), e stagione (primavera ed estate).
Inoltre, conosciamo anche alcuni fattori di rischio per il suicidio. Per esempio, per gli adulti tra i 20 e i 64 anni, i fattori di rischio statici per il suicidio includono il sesso maschile, l’etnia caucasica, la bassa istruzione, la storia familiare di suicidio, la storia personale di tentativi di suicidio, l’autolesionismo non suicida, la diagnosi psichiatrica, l’abuso fisico o sessuale, gli arresti e il servizio militare.
I fattori di rischio fluttuanti o dinamici per il suicidio includono lo stato civile (single, divorziato, vedovo), la malattia mentale attuale (specialmente la depressione), i sintomi della salute mentale (disperazione, agitazione, impulsività e insonnia), il conflitto presente nella relazione romantica dell’individuo, l’arresto recente, la perdita del lavoro o la difficoltà finanziaria, l’accesso alle armi, e alcuni fattori legati al servizio militare (ad esempio, grado inferiore, uso di sostanze) e ricoveri psichiatrici (ad esempio, autolesionismo mentre è in ospedale, dimissioni recenti).
La forza della stretta di mano è un indicatore di tendenze suicide
Tra i fattori che potrebbero aiutare o meno a prevenire il suicidio c’è tuttavia anche la forza con cui si stringe la mano.
Gli autori di questo recente studio condotto in Corea del Sud hanno analizzato i dati di un campione di 14.325 individui (età media di 50 anni; 45% maschi) e hanno posto ad essi due domande: “Ha mai pensato di suicidarti negli ultimi 12 mesi?” e “Hai mai provato tristezza o disperazione continuamente per più di due settimane durante l’anno scorso?”.
In generale, la depressione e l’ideazione suicida erano più comuni nelle donne, nei partecipanti più anziani, negli individui con condizioni comorbili e uno stile di vita non sano, oltre che in quelli con uno status socioeconomico inferiore.
Quindi, la forza della stretta della mano – definita come “la forza massima misurata nella presa della mano dominante” – è stata valutata utilizzando un dinamometro digitale per la forza di presa. Sono quindi stati utilizzati modelli di regressione logistica multivariata per valutare il legame tra la forza della presa e l’ideazione suicida.
Le conclusioni
Ebbene, i modelli di regressione hanno mostrato che una minore forza di presa era significativamente correlata all’ideazione suicidaria in entrambi i sessi. Come scrivono i ricercatori, “per ogni aumento di 1 kg nella forza di presa, le probabilità di avere pensieri suicidi è diminuito del 4 per cento nei maschi e 3 per cento nelle femmine. Questa relazione ha tenuto dopo l’aggiustamento per l’umore depressivo”.
La correlazione tra l’idea suicida e la forza nella stretta di mano è supportata da ricerche precedenti. Per esempio, in un campione di uomini americani, “ogni aumento di 5 kg nella forza di presa della mano era associato con una probabilità ridotta del 16% di avere pensieri suicidi”.
Le cause
Ma per quale motivo è stato possibile rilevare una simile relazione? Forse, sottolineano i ricercatori, perché i pensieri suicidi sono più specificamente legati alla mancanza di speranza o alla mancanza di scopo nella vita. Infatti, un’indagine precedente negli adulti più anziani aveva scoperto che “lo scopo nella vita era prospetticamente associato a un rischio ridotto di sviluppare una debole forza di presa”.
Una potenziale spiegazione del legame tra la forza nella stretta di mano e le tentazioni al suicidio è anche che una ridotta forza della presa – e più in generale una ridotta forza muscolare – è dovuta a una maggiore infiammazione. E l’infiammazione è maggiore negli individui con la depressione, in particolare quelli con una maggiore ideazione suicidaria.
In alternativa, il legame tra la forza nella stretta di mano e il suicidio potrebbe essere legato all’autostima. Come? Dato che essere muscolosi è una caratteristica che alcuni studi hanno collegato ad una maggiore autostima negli uomini, una minore massa muscolare può essere correlata a una minore autostima e di conseguenza a maggiori pensieri suicidi.
Una possibilità correlata è che quelli con una massa muscolare più bassa sperimentano più declino funzionale e disabilità (ad esempio, hanno bisogno di più aiuto per la cura di sé e le attività della vita quotidiana), il che può influenzare negativamente la loro salute mentale e l’autostima. A sostegno di questo punto di vista, in un’analisi di sottogruppo nel presente studio, il legame tra pensieri suicidi e forza di presa è rimasto robusto solo negli uomini più anziani.
Naturalmente, sono ora necessarie ulteriori ricerche per determinare quale di questi meccanismi (e altri) spieghi meglio il legame di cui sopra.