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Periodo adolescenza: quali i cambiamenti da aspettarsi nel loro comportamento?

Quando un bambino entra nel periodo dell’adolescenza, il mondo familiare inizia a cambiare silenziosamente. I genitori, che fino a poco tempo prima erano il punto fermo di riferimento e di guida, scoprono che il figlio inizia a muoversi in una direzione propria, spinto da un bisogno naturale di autonomia. È una fase in cui si ridefiniscono i confini: quelli dell’identità, delle relazioni, del modo di pensare e di vivere le emozioni.

Il passaggio dall’infanzia all’età adulta non è un semplice intervallo biologico, ma un processo psicologico ed emotivo profondo. L’adolescente deve imparare a conoscersi, a separarsi dalle immagini ideali dell’infanzia e a scoprire un nuovo senso di sé. Per i genitori, questo può tradursi in un periodo di smarrimento: il figlio non è più “quello di prima”, e le regole che funzionavano qualche anno prima sembrano improvvisamente inefficaci.

1. La distanza: quando il bisogno di autonomia prende forma

Uno dei primi segnali è la distanza. Non si tratta solo di porte chiuse o di silenzi improvvisi: è il bisogno dell’adolescente di definire un proprio spazio mentale e sociale. Passa più tempo con gli amici, sente il gruppo come luogo in cui sperimentare se stesso, e tende a riservare meno tempo e confidenze alla famiglia.

Questo allontanamento non è una rottura, ma una fase di crescita necessaria. È come se l’adolescente dicesse, senza dirlo: “Devo capire chi sono, anche lontano da voi”. Per il genitore, il compito più difficile è accettare questa separazione senza viverla come un rifiuto. Mantenere un legame di fiducia, anche a distanza, è ciò che permetterà al ragazzo o alla ragazza di tornare, nei momenti importanti, a cercare un confronto.

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2. La differenziazione: la nascita dell’individualità

Parallelamente alla distanza cresce il desiderio di affermare la propria unicità. L’adolescente sperimenta gusti, opinioni, scelte di abbigliamento, interessi e valori che possono discostarsi da quelli familiari. È il tempo dei contrasti, delle frasi provocatorie, dei “non capite niente”.

In realtà, questa ribellione non è fine a sé stessa: è un modo per esplorare nuovi territori e per testare i limiti del proprio pensiero. Il genitore che reagisce solo con il divieto o con la critica rischia di alimentare la chiusura. Meglio mostrare curiosità autentica: chiedere, ascoltare, provare a comprendere cosa rappresentino per il figlio quelle nuove passioni o convinzioni.

Accettare che un adolescente non sia una copia dei propri genitori significa riconoscere che sta imparando a esistere come persona distinta, e questo è il vero segno di una crescita sana.

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3. L’insoddisfazione: la spinta verso la libertà

Durante l’adolescenza cresce la frustrazione verso ciò che è imposto o proibito. Il ragazzo si sente limitato, la ragazza vuole più voce nelle decisioni che la riguardano. È una fase in cui il conflitto è inevitabile: le regole vengono messe alla prova, i limiti contestati.

Spesso, dietro a queste tensioni, si nasconde il desiderio di essere riconosciuti come individui capaci. L’adolescente non contesta tanto la regola in sé, quanto il modo in cui viene esercitata l’autorità. Per i genitori, la chiave sta nel mantenere una fermezza calma: spiegare il perché delle regole, ma anche essere pronti ad aggiornarle quando il figlio mostra maturità.

Accogliere l’insoddisfazione non significa cedere, ma insegnare che il dialogo può essere uno strumento per negoziare la libertà. È in questa dinamica che i ragazzi imparano la responsabilità e il valore delle conseguenze.

4. Il disaccordo: l’esercizio dell’identità

Con il crescere dell’autonomia, arrivano i disaccordi più accesi. Ogni tema può diventare terreno di confronto: il tempo davanti allo schermo, gli amici, lo studio, l’ora di rientro. Dietro ogni lite, però, c’è un esercizio identitario. L’adolescente misura la propria forza nel sostenere un’idea, nel difendere un principio, nel distinguersi.

Per il genitore, questo può essere estenuante. Tuttavia, imparare a gestire il conflitto senza perdere la calma è una delle forme più efficaci di educazione. Le discussioni possono trasformarsi in momenti di crescita reciproca se non degenerano in scontri di potere. Chiedere il punto di vista del figlio, argomentare con rispetto, lasciare spazio alla replica: sono gesti che insegnano l’ascolto e la capacità di confronto.

5. I cambiamenti nell’atteggiamento genitoriale

Affrontare l’adolescenza dei figli richiede una revisione del proprio modo di essere genitori. Chi cerca di mantenere lo stesso livello di controllo che aveva durante l’infanzia si scontra con una realtà nuova, dove l’obiettivo non è più “proteggere” ma “accompagnare”.

Ci sono alcuni aggiustamenti:

  • Non prendere sul personale le reazioni del figlio. Quando un adolescente alza la voce o si chiude nel silenzio, raramente lo fa per ferire. Sta semplicemente cercando di gestire emozioni che ancora non sa nominare.
  • Non punire la crescita. L’adolescenza non è una ribellione da correggere, ma un percorso da orientare. Sbagliare fa parte del processo: ciò che conta è aiutare i ragazzi a leggere i propri errori, non a temerli.
    Accettare che la relazione cambi. L’incanto dell’infanzia lascia il posto a un legame più realistico, meno idealizzato, ma anche più autentico.
  • Si impara a volersi bene non perché tutto è facile, ma perché si resta presenti anche quando è difficile.
  • Imparare a cedere il passo. Lasciare spazio significa riconoscere la crescita. Quando il genitore si fa da parte, non perde autorevolezza: la trasforma in fiducia.

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6. Un nuovo equilibrio familiare

Ogni famiglia affronta l’adolescenza in modo diverso, ma c’è un filo comune: la necessità di rinegoziare la vicinanza. Si tratta di restare accanto senza invadere, di vigilare senza controllare, di ascoltare senza giudicare.

Il genitore che riesce a mantenere questa posizione diventa una presenza stabile, anche quando l’adolescente sembra respingerlo. E quando il turbinio di cambiamenti si placa, il legame che ne esce è spesso più forte: costruito non più sulla dipendenza, ma sulla fiducia reciproca.

L’adolescenza, con tutte le sue contraddizioni, è il laboratorio dove i ragazzi imparano a diventare adulti e i genitori imparano a lasciarli andare. Chi riesce a vivere questo passaggio con pazienza, rispetto e coraggio, scoprirà che non si tratta di perdere un figlio, ma di ritrovarlo in una nuova forma.

About Silvia Faenza

Ciao sono Silvia Faenza, mi sono Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università del Salento, nel 2014. Dal 2015 mi occupo della gestione dei contenuti per aziende e agenzie editoriali online, principalmente in qualità di ghostwriter, copywriter e web editor.

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