La sera non riesci proprio ad addormentarti se non vedi le due “spunte” diventare verdi o blu?
Ti svegli al mattino ed il tuo primo pensiero è quello di controllare i nuovi messaggi arrivati in chat?
Sogni i post in bacheca? Bene!
Sei dipendente dai social?
Cioè, male, molto male. Potresti avere una forma iniziale di dipendenza da social media. Di cosa si tratta? Semplicissimo, non riesci più a fare a meno del tuo programmino preferito di messaggistica istantanea, dal tuo social preferito, dalla vita in “rete” e tutto il resto passa, inesorabilmente, in secondo piano.
Ma come si manifesta questa dipendenza?
Chi è “social-media-mente schiavo” è soggetto all’insorgere di quella che viene definita la sindrome di Hikikomori: termine giapponese usato solitamente per quanti decidono di ritirarsi dalla vita sociale, cercando un totale isolamento dai contatti umani, recludendosi in casa e trascorrendo ore interminabili immersi in una “vita virtuale” molto più appagante.
Secondo gli esperti, chi frequenta le chat più di quindici volte al giorno ha già sviluppato o sta sviluppando una vera e propria dipendenza patologica.
Chi sono le vittime?
I più colpiti sono soprattutto i giovani “isolati e annoiati” e gli anziani molto “curiosi”.
Ma a cosa può portare una vita esageratamente social?
All’apparenza, se non si cade nella patologia, nulla di grave, ma se si esagera con alcune chat “particolari”, i risvolti potrebbero essere poco piacevoli: la Corte di Cassazione ha sottolineato che la ricerca di relazioni extraconiugali (che non necessariamente devono essere andate a buon fine) tramite internet, può essere considerata “infedeltà coniugale”, trattandosi comunque di una condotta idonea a compromettere la fiducia tra i coniugi ed a provocare l’insorgere della crisi matrimoniale e, dunque, la separazione.
Insomma, in un’epoca caratterizzata da un’estesa libertà di costumi, dove tutto è permesso, verrebbe quasi da sorridere, o no?