L’odio è un insieme di emozioni umane che, in psicologia, non si è ancora completamente compreso, e per il quale sono state proposte nel tempo teorie differenti tra loro.
Si tratta non di un’emozione singola (come la rabbia), ma di un insieme di più emozioni che si strutturano e rendono una persona capace di azioni che, per opinione comune, sono contrarie al genere umano: omofobia, razzismo e altre idee simili derivano proprio dall’odio.
Chi studia l’odio sa che non ne esiste una sola tipologia, ma ne esistono diverse che si possono intersecare tra loro: dalle azioni di una persona si può capire quali sono i sentimenti di base che la muovono.
1. L’odio freddo
L’odio freddo deriva tendenzialmente da una paura e da un disgusto verso altre persone, spesso una categoria di persone. È il caso tipico dell’omofobia.
Non c’è rabbia in questa condizione, ma semplicemente alcune persone vengono viste come repellenti, e chi lo prova è spinto ad agire in modi diversi per evitare queste persone, così come si odia qualunque cosa che riteniamo disgustosa.
2. L’odio caldo
L’odio definito caldo è un misto di rabbia e di paura verso una persona e verso le sue azioni, che potrebbe fare anche per ferirci (pensiamo alla persona che uccide l’ex perché ha paura che possa avere un’altra relazione).
È l’odio più semplice da definire perché di solito le manifestazioni sono quelle della rabbia, si aizza alle risse e se ne fa parte, le azioni diventano effetti attivi verso le altre persone. C’è, on generale, rabbia verso qualcosa.
3. L’odio gelido
È quello causato dal disprezzo, e più in generale dalla superbia. Quando si disprezza una persona ci si ritiene superiori ad essa, e si pensa che non sia degna di essere alla nostra altezza (un collega di lavoro), e a volte non si pensa nemmeno che si meriti di vivere.
È l’odio razziale, verso una categoria di persone per cui si può anche sentire disgusto, ma che non fanno paura, a differenza dell’odio freddo.
4. L’odio bruciante
È la forma più grave dell’odio ed è un insieme delle forme precedenti, che portano a voler letteralmente annullare l’odiato.
I sentimenti verso di lui sono mutevoli, e sempre negativi, tanto che in questi casi la persona che odia fa dello scopo della sua vita l’odio; nelle situazioni più gravi (l’omicidio), la persona si è talmente identificata nell’odio che non pensa alle conseguenze delle sue azioni: pianificando l’omicidio, infatti, non viene pianificata la fuga, perché il fine ultimo della propria vita è uccidere.