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Problemi di autostima: come influiscono sulla vita?

Esistono momenti nella vita in cui la percezione che abbiamo di noi stessi smette di essere un semplice pensiero passeggero e diventa un filtro costante attraverso cui osserviamo tutto: il lavoro, le relazioni, le scelte quotidiane. I problemi di autostima agiscono spesso in silenzio, insinuandosi nei gesti più piccoli, nelle decisioni che non prendiamo, nelle scuse che diamo a noi stessi. È un rumore di fondo continuo, che può accompagnarci per anni senza che ce ne accorgiamo pienamente.

Quando i problemi di autostima diventano parte dell’identità

L’autostima non riguarda soltanto la fiducia o il sentirsi capaci, è un equilibrio interiore che nasce dal modo in cui interpretiamo il nostro valore. Quando questo valore si sgretola, anche impercettibilmente, l’effetto è simile a una crepa che si allarga lentamente: inizialmente invisibile, poi capace di compromettere le fondamenta dell’intera struttura.

Molte persone che lottano con la bassa autostima imparano a conviverci, la integrano nel proprio modo di essere fino a non riconoscerne più i contorni. Si muovono nel mondo con la sensazione di dover sempre dimostrare qualcosa, oppure di dover mascherare la propria presunta inadeguatezza. Il risultato è una fatica costante, un senso di allerta che logora e impedisce di sentirsi davvero al sicuro, anche quando non ci sono minacce reali.

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Le radici invisibili dei problemi di autostima

Quasi sempre, le origini risalgono all’infanzia come: piccole frasi ascoltate, confronti, mancanze di riconoscimento. Non serve un trauma evidente: a volte basta un clima familiare in cui l’amore era condizionato alla performance, o dove l’errore veniva interpretato come fallimento personale.

Nel tempo, quelle esperienze si trasformano in un linguaggio interiore, con una voce che commenta, corregge, giudica. Diventa così abituale che smettiamo di accorgercene, ma continua a orientare scelte e comportamenti. Ogni passo avanti viene accompagnato da un dubbio, ogni successo sminuito dal pensiero che “potevo fare di più”.

Il controllo come illusione di sicurezza

Chi vive con una bassa autostima spesso sviluppa un bisogno quasi ossessivo di controllo. Controllare la propria immagine, le parole, il lavoro, persino le emozioni. L’idea è che mantenendo tutto sotto controllo si possa evitare il giudizio o la delusione. Ma il controllo, quando nasce dall’insicurezza, diventa una trappola.

L’ansia di tenere tutto in ordine, di non sbagliare mai, finisce per alimentare proprio la paura che si voleva scongiurare. Ogni imprevisto diventa una minaccia personale, ogni fallimento una conferma. L’energia mentale necessaria per sostenere questa costante vigilanza è enorme, e ciò che resta è spesso un senso di stanchezza, come se la vita fosse una gara che non concede tregua.

Le relazioni e il peso del sentirsi “non abbastanza”

Le relazioni, siano esse affettive o amicali, sono il primo terreno su cui la bassa autostima lascia il segno. Chi non si sente degno d’amore tende a temere l’abbandono o, al contrario, a scegliere partner emotivamente distanti per non rischiare di soffrire davvero.

Nelle amicizie, il bisogno di approvazione può spingere a compiacere gli altri, a dire sempre di sì, a minimizzare i propri bisogni. Dopo un incontro, può restare un senso di vuoto, una ruminazione costante su ciò che si è detto o fatto. Il piacere della connessione lascia spazio all’autocritica, e così anche i legami più sinceri finiscono per logorarsi.

Nelle relazioni sentimentali, l’insicurezza si trasforma spesso in controllo o in richiesta continua di conferme. L’altro viene visto come metro di misura del proprio valore. A lungo andare, questo crea squilibrio: da una parte il partner si sente soffocato o responsabile della felicità dell’altro, dall’altra si alimenta la convinzione di non essere mai all’altezza.

Il lavoro e la paura di fallire

Sul piano professionale, la bassa autostima può assumere due forme opposte ma ugualmente logoranti. C’è chi si trattiene, convinto di non essere pronto, evitando sfide o responsabilità per timore di non essere all’altezza. E c’è chi, all’estremo opposto, si spinge oltre ogni limite, lavorando incessantemente per dimostrare il proprio valore. Entrambe le modalità nascono da un vuoto interno che chiede conferme.

Il paradosso è che anche quando arrivano i riconoscimenti, non bastano mai. L’insicurezza trova sempre una nuova prova da superare. E così, anche il successo può diventare fonte di ansia, perché mantenerlo sembra dipendere da uno sforzo continuo, non da un senso autentico di competenza.

Il piacere di vivere e la capacità di sentire

Quando il valore personale viene misurato unicamente attraverso il rendimento, il tempo libero perde significato. Il cervello resta in modalità “prestazione” anche durante i momenti di pausa. Le emozioni positive vengono registrate come fugaci, quasi sospette. Eppure, la gioia ha bisogno di spazio per attecchire. Il sistema nervoso non può codificare il benessere se non esiste un minimo di rilassamento, di fiducia nel proprio diritto di stare bene. Chi vive con bassa autostima tende a osservare la felicità da lontano, riconoscendola negli altri ma non riuscendo a farla propria. È come se un vetro sottile separasse l’esperienza del piacere dalla possibilità di viverlo fino in fondo.

Ritrovare il proprio valore

Il primo passo per lavorare sull’autostima è riconoscere come influenza ogni scelta. Non si tratta di “pensare positivo” o di ripetersi frasi motivazionali, ma di osservare con curiosità il modo in cui si reagisce, le aspettative irrealistiche, la severità con cui ci si giudica. La psicoterapia può offrire uno spazio sicuro per rinegoziare questo rapporto con se stessi, comprendendo l’origine di certe convinzioni e sperimentando un modo diverso di stare al mondo, più indulgente, più autentico.

Accettare le proprie fragilità non significa arrendersi, ma iniziare a guardarle con rispetto. Da quella consapevolezza nasce la possibilità di cambiare.

About Silvia Faenza

Ciao sono Silvia Faenza, mi sono Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università del Salento, nel 2014. Dal 2015 mi occupo della gestione dei contenuti per aziende e agenzie editoriali online, principalmente in qualità di ghostwriter, copywriter e web editor.

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