I ricercatori della University of California San Diego hanno affermato di aver recentemente individuato l’area del cervello che è responsabile delle decisioni assunte sulla base delle esperienze passate.
In particolare, il neuroscienziato Takaki Komiyama, primo autore dello studio, ha dichiarato che le decisioni di valore che siamo in grado di prendere in autonomia dipendono da decine di migliaia di neuroni situati in un’area del cervello chiamata “corteccia retrospleniale”, o RSC, che fino ad ora non era mai stata individuata essere responsabile di tale ruolo.
Attenzione, però, a non saltare alle più affrettate conclusioni. Komiyama sottolinea infatti come questa particolare area del nostro cervello venga stimolata solamente in caso di decisioni di particolare importanza. Dunque, per ribadire un esempio riprodotto nella stessa analisi, non si tratta di un’area sollecitata dalle decisioni prese sulla base di stimoli esterni (si pensi a quando, fermi a un semaforo, premiamo l’accelerazione perché scatta il verde). Piuttosto, tale regione è quella stimolata dal modo in cui assumiamo decisioni maturate sulla base della nostra esperienza, come ad esempio quella di selezione del ristorante in cui trascorrere la prossima cena.
Per arrivare a questa analisi il team di ricercatori ha registrato simultaneamente il lavoro di più di 500 neuroni in sei regioni cerebrali presenti nelle cavie. La mole di dati così ottenuta ha consentito di poter confrontare come vengono elaborate le informazioni relative al valore in ogni area cerebrale, individuando in ultima istanza la zona RSC come responsabile delle decisioni di “esperienza”.
Per confermare se le informazioni assunte dalla zona in questione fossero realmente utilizzate per il processo decisionale, i ricercatori hanno inattivato l’RSC utilizzando una tecnica innovativa optogenetica, che utilizza proteine attivabili per manipolare l’attività neurale. I ricercatori stanno ora studiando come l’RSC interagisce con altri sistemi cerebrali per stabilire e mantenere modelli di attività e di comportamento.
“In precedenza questi esperimenti venivano condotti un neurone alla volta – ha infine affermato Komiyama traendo le conclusioni delle proprie osservazioni – mentre oggi i progressi tecnologici permettono la conduzione di nuovi esperimenti con migliaia e migliaia di registrazioni di attività neuronale, collegabili a varie caratteristiche comportamentali”.