Un nuovo studio condotto nel Memory and Aging Lab ha scoperto che la variabilità del tempo di sonno notturno e la ridotta qualità del sonno influiscono negativamente sulla capacità degli anziani di ricordare le informazioni sugli eventi passati.
In particolare, anche se ulteriori indagini saranno presumibilmente necessarie per confermare i risultati dello studio, i dati finora ottenuti potrebbero aiutare ad aprire una nuova area di ricerca volta a comprendere la potenziale connessione tra il sonno insufficiente e i cali di memoria associati con l’invecchiamento.
“La variabilità notte per notte nei partecipanti allo studio più anziani ha avuto un impatto importante sulle loro prestazioni nei test volti a valutare la memoria episodica,” ha dichiarato Audrey Duarte, professore associato nella Georgia Tech’s School of Psychology e ricercatore principale nel Memory and Aging Lab. “L‘associazione tra sonno e memoria è nota” – ha poi aggiunto il ricercatori.
Sostenuta da una National Science Foundation Graduate Research Fellowship, riportata il 4 giugno sulla rivista Frontiers in Human Neuroscience, la ricerca è il primo studio del rapporto tra sonno e memoria con le differenze di età e di razza.
Per arrivare a tali valutazioni Duarte ed Emily Hokett, dottoranda in Psicologia, hanno reclutato 81 volontari provenienti dall’area di Atlanta. I volontari sono stati valutati attentamente per escludere coloro che avevano un lieve deterioramento cognitivo o altri fattori potenzialmente di confusione. I giovani adulti sono stati reclutati nella fascia di età compresa tra i 18 e i 37 anni, mentre gli adulti più anziani sono stati reclutati nella fascia di età compresa tra i 56 e i 76 anni. Alla fine sono stati selezionati per lo studio 50 adulti.
“Abbiamo voluto monitorare i fattori di stile di vita per vedere come le persone dormono normalmente e come cambiano i loro modelli di sonno nel tempo“, ha spiegato Hokett. “Volevamo sapere come il sonno ha influenzato le prestazioni della memoria – quanto bene hanno ricordato le cose e quanto bene il loro cervello ha funzionato a seconda di come avevano dormito bene” – ha poi aggiunto.
Ai partecipanti sono stati dati accelerometri indossati sui polsi per misurare la durata e la qualità del sonno per un periodo di sette notti. Anche se non hanno misurato le onde cerebrali, i dispositivi hanno permesso di effettuare le misurazioni del sonno a domicilio. I ricercatori hanno poi cercato di fornire una misurazione più realistica rispetto ai test effettuati nei laboratori del sonno, che in genere dura solo una notte.
Quindi, ai partecipanti è stato domandato di recarsi un laboratorio della Georgia Tech per un test di memoria che misurava l’attività delle onde cerebrali in elettroencefalografia (EEG), mentre tentavano di ricordare le coppie di parole che erano state mostrate loro in precedenza. Non sorprende che le migliori prestazioni siano correlate a un sonno migliore nella maggior parte degli adulti più anziani.