Trascorrere del tempo nella natura è un evidente beneficio per la salute mentale delle persone. Tuttavia, nuove ricerche suggeriscono che non per tutte le persone i benefici sono apprezzabili allo stesso nome, e un team di ricerca internazionale guidato dall’Università di Exeter e pubblicato sulla rivista Scientific Reports, ha cercato di capire se il contatto con la natura abbia o meno il potenziale per aiutare le persone con problemi di salute mentale, come la depressione e l’ansia, per gestire i loro sintomi.
I ricercatori hanno così scoperto che la natura è associata a una serie di benefici per questi individui, ma solo se scelgono di visitare questi luoghi autonomamente.
Il team di ricerca ha raccolto dati da più di 18.000 persone in 18 Paesi diversi, nell’ambito del progetto BlueHealth finanziato da EU Horizons 2020. Uno degli obiettivi principali è stato quello di capire perché le persone si sentissero motivate a trascorrere del tempo nella natura, la frequenza delle visite e il modo in cui la pressione sociale influenza le loro esperienze emotive durante le visite.
I risultati suggeriscono che, se da un lato la pressione a trascorrere del tempo all’aperto può incoraggiare le visite, dall’altro può anche minare i potenziali benefici emotivi e di benessere del contatto con la natura stessa.
I comuni problemi di salute mentale sono la principale causa di disabilità in tutto il mondo, e ogni anno colpiscono circa il 17% della popolazione mondiale. Sebbene ci siano prove che alcune persone con questi problemi utilizzino la natura come parte della propria autogestione dei sintomi, non si sapeva ancora molto di quanto questo fosse diffuso, o se delle indicazioni formali da parte di medici professionisti rivolte a trascorrere del tempo nella natura potessero aiutare o meno la gestione delle proprie condizioni, e potenzialmente il recupero.
Il team di ricerca si è detto sorpreso di scoprire che le persone con una diagnosi di depressione frequentassero già degli ambienti naturali con la stessa frequenza delle persone senza problemi di salute mentale, mentre le persone con ansia lo facessero molto più spesso. Nel complesso, entrambi i gruppi tendevano anche a sentirsi felici e hanno riferito di avere un basso livello di ansia durante questi appuntamenti.
Tuttavia, i benefici della natura sembrano essere compromessi quando le visite in tali ambienti non erano compiute per scelta. In altri termini, più le persone si sentivano sotto pressione per visitare ambienti naturali, presumibilmente con buone intenzioni, meno erano motivate e più si sentivano ansiose.
La ricerca è stata condotta dalla dottoressa Michelle Tester-Jones, dell’Università di Exeter, che ha specificato come tali risultati sono coerenti con una ricerca più ampia che suggerisce che gli ambienti naturali urbani offrono alle persone spazi di relax e di recupero dallo stress. Tuttavia, dimostrano anche che gli operatori sanitari dovrebbero essere sensibili nel raccomandare il tempo in natura alle persone che soffrono di depressione e di ansia. Potrebbe essere utile incoraggiarli a trascorrere più tempo in luoghi che le persone già si divertono a visitare: in questo modo – afferma la dottoressa – si sentono a proprio agio e possono sfruttare al meglio l’esperienza.
Il dottor Mathew White, dell’Università di Exeter e dell’Università di Vienna, che ha coordinato il team di ricerca internazionale, ha aggiunto: “Non avevamo idea di quanto le persone con depressione e ansia utilizzassero già gli ambienti naturali per aiutare ad alleviare i sintomi e gestire le loro condizioni. I nostri risultati forniscono ancora più chiarezza sul valore di questi luoghi per le comunità di tutto il mondo, ma ci ricordano anche che la natura non è una pallottola d’argento e deve essere attentamente integrata con le opzioni di trattamento esistenti“.