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Binge Eating: cos’è e perché se ne può soffrire?

Il Binge Eating è un disturbo che fa parte dei DCA alimentari e che può presentarsi da solo, ma anche in concomitanza con altri disturbi del comportamento alimentare come ad esempio: anoressia o bulimia. Il Binge Eating disorder è un disturbo da alimentazione incontrollata che vede un quadro clinico specifico: ossia la necessità di mangiare in modo incontrollato, di abbuffarsi per riuscire a sopperire a uno stato di stress, tristezza o ansia.

Il problema è che chi soffre di questo disturbo dopo aver “mangiato” in modo incontrollato avverte un forte senso di colpa che lo porta o ad episodi depressivi e altre problematiche psicologiche correlate, o appunto ad avere altri comportamenti disfunzionali come quelli che si presentano nei soggetti bulimici e anoressici.

Cos’è il binge eating? uando il cibo diventa rifugio

Si parla di binge eating, dunque, non quando si fa un’abbuffata sporadica, o si mangia un po’ di gelato o qualche dolce in più perché ci si sente tristi ogni tanto. Il binge eating è un disturbo alimentare e come altri DCA si manifesta con episodi ricorrenti di grandi quantità di cibo in tempi ristretti, spesso senza una reale sensazione di fame e l’incapacità di fermarsi anche quando ci si sente pieni.

Non si tratta di gola o di mancanza di controllo occasionale, ma di un comportamento che si innesca in risposta a tensioni interne, emozioni complesse, momenti di vuoto. Chi ne soffre riferisce spesso un’esperienza di trance, una sospensione della consapevolezza che si attiva durante l’episodio. Alla fine, resta solo la vergogna, una profonda frustrazione e il bisogno di nascondere quanto accaduto.

Il comportamento non viene bilanciato da pratiche compensatorie come il vomito autoindotto o l’uso di lassativi, come avviene nella bulimia, e ciò spesso comporta conseguenze fisiche a lungo termine come l’aumento di peso o patologie metaboliche.

Cosa spinge a soffrire di binge eating?

A spingere verso l’alimentazione compulsiva non è il semplice desiderio di mangiare, ma una spinta interiore spesso legata a esperienze emotive difficili da gestire in altro modo. Il cibo diventa uno strumento per attutire ansie, colmare solitudini, riempire vuoti.

Alcuni pazienti raccontano di iniziare a mangiare compulsivamente dopo giornate emotivamente stressanti, altri riferiscono episodi scatenati da conflitti personali, frustrazioni professionali o momenti di noia prolungata. In tutti i casi, la componente emotiva è centrale.

Non si tratta, dunque, di un problema legato alla forza di volontà, come spesso si è portati a credere. È un segnale, e come tale va interpretato e affrontato. Dietro ogni episodio di alimentazione incontrollata c’è una storia, una dinamica psicologica, un vissuto.

Perché si può soffrire di binge eating?

Il disturbo del binge eating non sovviene a tutti i pazienti per lo stesso motivo. Si possono però evidenziare delle problematiche evidenziate con maggiore frequenza da chi soffre o soffriva di binge eating. Tra queste ci sono:

  • Una difficoltà persistente nella regolazione emotiva: le emozioni negative non vengono elaborate ma soffocate, e il cibo diventa una valvola di sfogo accessibile e immediata.
  • Eventi precoci di trascuratezza affettiva o esperienze traumatiche, spesso non pienamente consapevoli o verbalizzati, che incidono sulla costruzione dell’identità e dell’autostima.
  • Una storia di diete restrittive, dove il controllo forzato e la privazione hanno generato un rapporto conflittuale con l’idea stessa di alimentarsi.
  • La pressione culturale esercitata da ideali estetici irrealistici, che rende difficile accettarsi e promuove un ciclo fatto di senso di inadeguatezza, restrizione e abbuffata.

Non è necessario che tutti questi elementi siano presenti: ogni storia è unica, ma ciò che accomuna chi soffre di binge eating è il senso di impotenza che si sviluppa quando il cibo diventa l’unico modo per calmare qualcosa che dentro fa rumore.

Conseguenze sul piano psicologico e sociale

Le ripercussioni del disturbo non si limitano al corpo, anzi, spesso è sul piano emotivo che il danno si fa più profondo. Chi vive episodi frequenti di binge eating tende a isolarsi, evita contesti sociali, sviluppa un’immagine di sé negativa, accompagnata da senso di fallimento e di perdita di controllo.

Nei casi più avanzati, possono emergere sintomi depressivi, ritiro dalle relazioni, ansia generalizzata. La persona inizia a vivere secondo il ritmo delle abbuffate e del senso di colpa che le segue, in un circolo difficile da interrompere senza un aiuto esterno.

Come curare il binge eating?

Il trattamento di questo disturbo richiede un approccio integrato, fondato su un lavoro profondo di consapevolezza e rielaborazione. Il percorso varia da persona a persona, ma alcuni strumenti si sono rivelati particolarmente efficaci.

La psicoterapia cognitivo-comportamentale è spesso indicata come trattamento di elezione: permette di intervenire sui meccanismi mentali e sulle abitudini disfunzionali che mantengono il disturbo, aiutando la persona a riconoscere i segnali di allarme e ad affrontare in modo nuovo le emozioni scatenanti.

Nei casi in cui il disturbo sia associato a forme depressive o ansiose marcate, può essere valutata da uno psichiatra o medico specialista l’introduzione di una terapia farmacologica, sempre sotto supervisione medica. Il primo passo, però, resta sempre lo stesso: parlarne. Uscire dal silenzio, dare voce a quello che si vive, riconoscere che non si è soli.

About Silvia Faenza

Ciao sono Silvia Faenza, mi sono Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università del Salento, nel 2014. Dal 2015 mi occupo della gestione dei contenuti per aziende e agenzie editoriali online, principalmente in qualità di ghostwriter, copywriter e web editor.

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