Chi sono gli invidiosi?
L’invidia è uno dei vizi capitali, tra i sette, più controverso di sempre: un sentimento ostile sia per chi lo prova che per chi lo riceve; si nutre di rabbia e riesce a sopravvivere nel tempo. Ovviamente, nessun invidioso ammette di esser tale, autoconvincendosi di non provare alcun risentimento nei confronti degli altri. Eppure, gli invidiosi sono tra noi… e sono in tanti! C’è gente che si corrode il fegato poiché non riesce ad ottenere ciò che vuole, soffrendo quando si accompagna a qualcuno di un ceto sociale più alto o ad una persona economicamente più benestante.
Il sommo Dante li collocava all’inferno a chiedere l’elemosina, vestiti di stracci, ruvidi, pungenti e nodosi e con gli occhi, piangenti, cuciti da un fil di ferro. La legge del taglione nell’allegoria dantesca è manifesta: da vivi non erano stati capaci di osservare davvero il prossimo, ma si erano concentrati unicamente sui beni che possedevano, così, nell’aldilà, erano puniti venendo privati della vista, in modo da non poter guardare che con il cuore.
Ma chi sono gli invidiosi? L’invidioso, fondamentalmente, è una persona infelice del successo altrui, con l’insana tendenza a sminuire gli altri; una persona che si crogiola nel sentirsi incompresa e tradita, pur di non accettare la sua inettitudine interiore, che la rende sì subalterna agli altri, ma per colpa di nessuno se non di sé stessa; un individuo che cercherà in ogni modo di ostacolare il percorso altrui o di renderlo complicato… soffrendo, anche nel corpo.
Si pensi che secondo alcuni studi, chi prova invidia attiva la cosiddetta “corteccia cingolata dorsale anteriore”, la stessa area del cervello che si accende quando si prova dolore fisico. Contrariamente, chi è soddisfatto e felice attiva un’area del cervello corrispondente allo “striato ventrale”, la stessa, per intenderci, che lavora quando si mangia del cioccolato, quando si ride o si pratica del buon sesso. L’invidioso, quindi, vive in un costante stato di silenziosa solitudine interiore, che tenta di mascherare agli altri al fine di evitare di farsi riconoscere, ma che distrattamente ed inesorabilmente mostra quando prova ad intralciare la vita altrui.