Chi sono i tripofobici?
La “tripofobia” può essere definita come il timore o la repulsione provocata da qualsiasi schema costituito da figure geometriche ravvicinate: a scatenare la paura sono principalmente i buchi, ma possono anche essere piccoli rettangoli, cerchi ricurvi o altre forme che si ripetono.
In alcuni casi, questo tipo di fobia può provocare veri e propri attacchi di panico, con tanto di sudorazione fredda, battito cardiaco accelerato, mancanza di respiro, nausea, etc.
Attualmente, la cosiddetta “paura dei buchi” non è classificata come una patologia psichiatrica.
Sino ad oggi si è ritenuto che essa rappresentasse un’eredità lasciataci dai nostri antenati. In pratica, una sorta di risposta adattivo-repulsiva ai pattern presenti su alcuni animali velenosi o magari componenti i nidi di pericolosi insetti. Si è anche ipotizzato che queste reazioni fossero dovute alla geometria dei buchi ed al loro effetto sul cervello umano: le forme avrebbero delle proprietà matematiche, che processate con difficoltà dal cervello, lo costringerebbero a richiedere una maggiore ossigenazione che a sua volta porterebbe a disturbi visivi, mal di testa ed altri fastidi.
Recenti studi hanno spostato l’attenzione verso l’avversione alle malettive ed i gruppi di parassiti.
In ogni caso, sintomi del disturbo, pur variando da soggetto a soggetto, potrebbero compromettere la qualità della vita della persona interessata.
Non esistendo una vera e propria cura, l’unico consiglio è quello di tenere il cervello allenato ed abituato alla vista dei buchi: la terapia espositiva consentirebbe di familiarizzare con essi fino a sminuirne la paura, normalizzandone l’ansia.