È molto diffusa l’idea secondo la quale introdurre nella propria vita cambiamenti significativi voglia dire attuare azioni drastiche e stravolgimenti profondi. In realtà, per cambiare abitudini, migliorare o diventare la persona che davvero vorremmo essere è sufficiente capire cosa determina nel profondo i nostri comportamenti e la nostra personalità. Potremmo scoprire così che bastano piccoli ma decisivi mutamenti di prospettiva per ottenere enormi risultati.
Il potere delle abitudini
Quelle che chiamiamo “abitudini” sono l’insieme delle azioni che ripetiamo con cadenza costante e che reiteriamo nel tempo. Sono così presenti nella nostra vita che spesso siamo convinti sia la nostra stessa personalità, in qualche modo innata, a determinare le nostre abitudini di ogni giorno. Pensiamo insomma che ciò che siamo sia predeterminato e scritto nel nostro DNA.
Ad esempio, siamo convinti di essere pigri solo perché abbiamo l’abitudine di svegliarci tardi. Siamo convinti di essere amanti del fumo solo perché abbiamo l’abitudine di fumare da anni.
Oppure, in positivo, siamo convinti di essere persone attive perché fin da piccoli abbiamo avuto l’abitudine di praticare sport almeno 3 volte a settimana.
In realtà la psicologia afferma che i presunti tratti innati della personalità non hanno nessuna validità scientifica. Cosa significa? Che siamo esattamente ciò che, consciamente o inconsciamente, decidiamo di essere e che abbiamo il potere di scegliere non solo i nostri comportamenti ma anche i tratti salienti della nostra stessa identità. Cos’è che allora ci impedisce di modificare o sradicare le nostre abitudini, vanificando tutti i buoni propositi che ci imponiamo? I nostri schemi di comportamento, ossia il processo che usiamo per raggiungere i nostri stessi obiettivi.
Cosa sono gli schemi di comportamento?
Come afferma la nota socio psicologa americana Hazel Markus, il concetto del sé è composto da una serie di schemi, ossia un insieme di conoscenze circa sé stessi raccolte nel corso della propria esistenza: un’operazione che inizia fin dall’infanzia e dall’adolescenza e perdura per tutta la vita.
Tali schemi permettono alla nostra mente di elaborare con più facilità tutte le informazioni su noi stessi, interpretando ogni nuovo evento sulla base di quanto già sappiamo della nostra persona. Una sorta di sistema di codifica automatico insomma, che si fonda sulla necessità di ogni essere umano di avere una rappresentazione del mondo coerente e stabile.
Utile in molte occasioni, questo meccanismo rischia a volte di creare dei cosiddetti schemi maladattivi, ossia disfunzionali e non realmente produttivi, in grado di attirarci inevitabilmente verso situazioni capaci di rafforzarli. Sono proprio questi schemi ad impedirci spesso il cambiamento che desidereremmo raggiungere.
Secondo l’approccio psicoterapeutico proposto dallo psicologo americano Jeffrey E. Young e definito “Schema – Focused Cognitive Therapy” riconoscere e modificare tali schemi è la chiave per raggiungere un vero benessere psicologico ed arrivare ai nostri più soddisfacenti risultati: molto spesso infatti non sono gli obiettivi a fare la differenza tra il successo o l’insuccesso, bensì i nostri schemi efficaci o inefficaci.
Gli stati concentrici del cambiamento
È particolarmente interessante in questo senso la teoria del cambiamento proposta da James Clear, esperto di crescita personale ed autore del best seller Atomic Habits: egli afferma che il cambiamento sia strutturato in diversi strati concentrici. Nello strato più esterno ci sono i risultati che ci prefiggiamo di ottenere, in quello intermedio le abitudini e gli schemi prima citati ed in quello più interno l’identità e le nostre credenze personali.
Definire la giusta direzione di marcia nel cambiamento è essenziale per il successo. Se procediamo da fuori a dentro, concentrandoci a cambiare una singola routine è probabile che gli schemi ci riportino in breve tempo verso le più note abitudini, permettendo alla vecchia identità di sabotarci. È indispensabile quindi muoverci in senso inverso: focalizzarci cioè sulla persona che vogliamo diventare, trasformando le credenze profonde che hanno alimentato proprio le abitudini che desideriamo modificare.
Anziché lasciarci quindi definire da aggettivi che sentiamo non appartenerci, dovremmo iniziare a pensarci già nei panni delle persone che vorremmo essere.
Qual è il ruolo delle abitudini in questo processo?
La loro importanza è a dir poco centrale. La nostra identità più profonda nasce proprio dalle nostre abitudini e crediamo ciecamente di avere una determinata personalità perché ne abbiamo la prova: tutte le volte che abbiamo messo in pratica un’abitudine, giusta o sbagliata che sia, essa ha contribuito a confermare il nostro “io”. Più prove fanno una certezza e le certezze su noi stessi determinano, come già visto, la nostra personalità.
Il segreto è quindi capire che tipo di persona vogliamo fortemente divenire e dimostrare a noi stessi di esserlo già, attraverso abitudini che confermino la nostra nuova identità. Più reitereremo un comportamento positivo, più rafforzeremo l’identità associata a quel nuovo modo di agire in linea coi nostri desideri.