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Cosa vuol dire essere un overthinker? Come capire quando si pensa troppo?

La riflessione consapevole, il problem solving e l’analisi critica sono tutti essenziali per riuscire a prendere le proprie decisioni e affrontare la vita quotidiana, a scuola, a lavoro nei contesti sociali.

Eppure, riflettere o pensare troppo, soprattutto in modo eccessivo, ripetitivo e senza controllo potrebbe trasformarsi in un limite. Con il termine overthinking che è diventato sempre più comunemente usato nella lingua italiana, si va a descrivere proprio la tendenza a rimuginare in modo eccessivo e incessante su emozioni, problemi e situazioni senza riuscire ad arrivare a una soluzione.

Essere un overthinker vuol dire passare gran parte del proprio tempo intrappolati in una spirale eccessiva di pensieri che non hanno mai fine. In questi casi, si iniziano ad analizzare dettagli anche se insignificanti, si ripercuotono gli scenari del passato o si cerca di anticipare e pensare a situazioni future, cercando di pensare sempre a quali potrebbero essere i peggiori risultati possibili.

Questo porta a un sovraccarico cognitivo che genera poi: ansia, stress, insicurezza, rendendo complesso anche prendere delle decisioni con la giusta serenità e lucidità.

Le caratteristiche di un overthinker: quando il pensiero diventa eccessivo

Una persona incline all’overthinking tende a essere iperanalitica e perfezionista. Ogni scelta viene esaminata in modo così approfondito da paralizzare il processo decisionale.

La mente inizia a soffermarsi a lungo su ogni possibilità e situazione cercando di valutare i possibili vantaggi e svantaggi, senza riuscire ad arrivare mai a una conclusione di pensiero, ma continuando a rimuginare senza trovare sollievo.

L’overthinker a causa di questo comportamento avverte un senso costante di frustrazione, ha sempre paura di sbagliare, in quanto per lui ogni errore è percepito come un fallimento al quale non è possibile porre rimedio.

La difficoltà a lasciare indietro il passato

L’overthinker fatica a lasciar andare il passato e rimane intrappolato in pensieri retrospettivi, analizzando dettagli di conversazioni o eventi vissuti, chiedendosi se avrebbe potuto agire diversamente.

Allo stesso tempo, proietta costantemente la propria attenzione sul futuro, anticipando scenari negativi e preoccupandosi per situazioni che potrebbero anche non verificarsi mai. Questa costante iperattività mentale genera una tensione continua che può manifestarsi con insonnia, affaticamento emotivo e difficoltà di concentrazione.

Cercare conferme esterne

Un altro aspetto tipico dell’overthinking è la tendenza a cercare conferme esterne. Chi pensa troppo ha spesso bisogno di rassicurazioni dagli altri per placare il dubbio costante e il timore di prendere decisioni sbagliate. Questo meccanismo, però, diventa un circolo vizioso perché, anche dopo aver ricevuto rassicurazioni, la mente continua a generare nuovi dubbi, alimentando ulteriormente l’ansia.

Le conseguenze dell’overthinking sulla salute mentale

Quando il pensare troppo diventa ossessivo e incessante è possibile che questo comportamento abbia un impatto significativo sul benessere psicologico. Il primo effetto è l’aumento di stati di stress e ansia, in quanto il cervello non va mai in pausa. Questa costante attivazione mentale porta ad uno stato di esaurimento emotivo che rende complesso rilassarsi o recuperare le energie.

Dal punto di vista emotivo gli overthinker alimentano costantemente i loro sentimenti di bassa autostima e insicurezza, chi pensa troppo si concentra solo sui suoi errori, sulle mancanze e sviluppa una percezione negativa di sé stesso. Questo porta ad ostacolare la crescita personale e limita la capacità di affrontare le sfide con determinazione e fiducia.

Le relazioni interpersonali sentono anche dell’eccesso del pensiero, della paura del giudizio altrui e del bisogno costante di conferme. L’analisi eccessiva di qualunque interazione sociale porta a difficoltà di comunicazione con l’altro e aumenta anche l’insicurezza nei rapporti.

Infatti, i soggetti che soffrono di questa problematica in genere sono: eccessivamente autocritici, hanno sempre paura di essere fraintesi, cercano di evitare le situazioni sociali e vivono con ansia qualunque confronto.

Come capire quando si sta pensando troppo?

Riconoscere che si sta vivendo un momento di overthinking è il primo passo per imparare a gestire questa situazione. Quando i pensieri diventano eccessivamente pesanti, ripetitivi e intrusivi e si sente di essere intrappolati in un loop mentale senza una soluzione è possibile che si pensi troppo.

Quando l’analisi di una situazione non porta a una decisione concreta ma solo a un aumento dell’ansia, significa che il pensiero sta diventando controproducente.

Un altro segnale è la difficoltà a vivere il momento presente. L’overthinker tende a essere sempre focalizzato su ciò che è stato o su ciò che potrebbe accadere, senza mai riuscire a godersi l’attimo che sta vivendo. Quindi se ci si rende conto di passare fin troppo tempo a preoccuparsi del futuro e si rimugina troppo sugli eventi passati è necessario fermarsi un attimo cercando di riportare la propria attenzione al presente.

Essere un overthinker significa trovarsi in una continua lotta con i propri pensieri, cercando risposte che spesso non esistono e soffermandosi su dettagli che non meritano tanta attenzione.

Se pensare troppo diventa un ostacolo alla conduzione di una vita tranquilla è molto importante riuscire a riconoscere quale sia il problema scatenante e trovare le giuste strategie per gestire questa situazione in modo sano.

About Silvia Faenza

Ciao sono Silvia Faenza, mi sono Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università del Salento, nel 2014. Dal 2015 mi occupo della gestione dei contenuti per aziende e agenzie editoriali online, principalmente in qualità di ghostwriter, copywriter e web editor.

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