Esistono realmente i vampiri?
La letteratura horror ha da sempre proposto svariati modelli di vampiro. Ancora oggi, il fascino dei “non morti” continua a far leva sulla fantasia popolare. Ma i vampiri esistono? Di certo esistono persone che si credono tali! La Sindrome di Renfield o “vampirismo clinico” è un disturbo mentale per il quale nel soggetto interessato alberga l’idea di essere un vampiro e di doversi nutrire di sangue.
La patologia può essere ricondotta all’ambito della necrofilia, del sadismo e/o del cannibalismo sessuale, anche se, attualmente, la si associa alla schizofrenia o al disturbo antisociale di personalità. Solitamente, il soggetto interessato da tale disturbo attribuisce una qualità rivitalizzante al sangue ed al fatto che berlo possa dare, in qualche modo, la possibilità di introdurre in sé l’energia vitale della persona dissanguata.
La sindrome prende il nome da un personaggio di Bram Stoker nel romanzo Dracula (1897): nel racconto il Signor R. M. Renfield, reso pazzo dal Conte Dracula e rinchiuso in manicomio, mangia mosche nella convinzione di poterne assorbire l’energia vitale. Per il medesimo motivo offrirà le mosche ai ragni e questi agli uccelli, finendo per nutrirsi di questi ultimi, al fine di poter assorbire un’energia più grande. Le persone affette da tale patologia sono governate dallo stesso principio: l’idea di poter assimilare l’energia.
Il disturbo passa da una prima fase, in cui il soggetto pratica il vampirismo su di sé, passando poi ad animali vivi per concludersi con il “vampirismo vero”, dove l’individuo mira a bere sangue umano.