Una recente ricerca ha illustrato che la connessione tra il nostro cervello e gli organi interni è influenzata da come ci percepiamo. Pubblicata sulla rivista Cortex, l’analisi è la prima a indagare e identificare l’associazione tra l’immagine del corpo e l’elaborazione da parte del cervello di segnali interni che avvengono inconsciamente.
In particolare, condotto da un team di psicologi e neuroscienziati della Anglia Ruskin University (ARU), lo studio ha scoperto che gli adulti il cui cervello è meno efficiente nel rilevare questi messaggi interni hanno maggiori probabilità di provare vergogna del corpo e preoccupazione per il peso. Di conseguenza, questa ricerca potrebbe avere implicazioni terapeutiche per le persone che soffrono di condizioni in cui l’immagine corporea gioca un ruolo significativo. Per esempio, i segnali inconsci potrebbero essere resi coscienti. Ulteriori ricerche potrebbero anche essere applicate alla clinica, dato che potrebbe essere il caso che le risposte del cervello ai segnali intestinali potrebbero indicare una predisposizione ai disturbi alimentari.
Ma come è avvenuto lo studio? E come si è arrivati a tali valutazioni?
In sintesi, i partecipanti allo studio hanno dapprima preso parte a quattro valutazioni dell’immagine corporea per misurare i loro sentimenti di apprezzamento del corpo, apprezzamento della funzionalità del corpo, vergogna del corpo e preoccupazione del peso.
I ricercatori hanno poi effettuato misurazioni dei segnali interni dei partecipanti. Alcuni dei messaggi del cuore e dell’intestino sono elaborati a livello inconscio e il sistema nervoso interpreta questi segnali per fornire al cervello informazioni continuamente aggiornate sullo stato interno del corpo. La forza della connessione tra l’intestino e il cervello è stata misurata registrando l’attività elettrica di entrambe le regioni allo stesso tempo. I ricercatori hanno anche misurato le risposte del cervello ai battiti del cuore. Hanno dunque scoperto che le risposte cerebrali più deboli all’intestino e al cuore erano entrambe significativamente associate a livelli maggiori di vergogna del corpo e preoccupazione per il peso tra i partecipanti.
L’autore senior Jane Aspell, docente associato di neuroscienze cognitive alla Anglia Ruskin University (ARU), ha dichiarato che:
Sperimentiamo il nostro corpo sia dall’interno che dall’esterno: possiamo essere consapevoli dell’aspetto della nostra pelle e degli arti, ma anche di quanto ci sentiamo affamati o di quanto forte stia battendo il nostro cuore durante l’esercizio. Il cervello elabora continuamente anche segnali interni di cui non siamo coscienti.
Abbiamo scoperto che quando il cervello è meno sensibile a questi segnali impliciti provenienti dall’interno del corpo, gli individui hanno maggiori probabilità di avere opinioni negative sul loro aspetto corporeo esterno. Può essere che quando il cervello ha una connessione più debole con il corpo interno, il cervello mette più enfasi sul corpo esterno e così l’aspetto diventa molto più importante per l’autovalutazione.
Queste le dichiarazioni dell’autrice principale, Jennifer Todd, della Anglia Ruskin University (ARU):
La nostra ricerca potrebbe avere implicazioni per coloro che sperimentano un’immagine corporea negativa, che può avere un grave impatto sulla vita delle persone.
Le misurazioni del segnale intestinale e cardiaco utilizzate nel nostro studio potrebbero potenzialmente fungere da biomarcatore per aiutare a identificare, o addirittura prevedere, l’immagine corporea negativa e le condizioni associate, come i disturbi alimentari. Inoltre, allenando le persone a diventare più consapevoli delle sensazioni interne, potrebbe essere possibile amplificare questi segnali inconsci.
Dobbiamo capire perché alcuni cervelli sono migliori di altri nel rilevare questi segnali interni. Ci aspettiamo che sia in parte dovuto alle differenze nelle connessioni neuro-anatomiche tra il cervello e gli organi interni, e questo sarà oggetto di ricerche future.