Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Cincinnati e del Children’s Hospital Medical Center della stessa città, ha esaminato la correlazione esistente tra l’esposizione all’inquinamento atmosferico legato al traffico, e l’ansia infantile, osservando in che modo la neurochimica viene alterata nei pazienti più giovani.
Stando alle conclusioni cui è giunta la dottoressa Kelly Brunst, assistente docente presso il dipartimento di salute ambientale al College of Medicine e autrice principale sullo studio, “prove recenti suggeriscono che il sistema nervoso centrale è particolarmente vulnerabile all’inquinamento atmosferico, indicando così un ruolo nell’eziologia dei disturbi mentali, come l’ansia o depressione”.
L’autrice rammenta come questo sia stato il primo studio ad utilizzare delle tecniche di neuroimaging per valutare l’esposizione all’inquinamento da traffico, la disregolazione dei metaboliti nel cervello e i sintomi di ansia generalizzata tra i bambini altrimenti sani.
Pubblicato sull’ultimo numero della rivista Environmental Research, lo studio ha valutato l’imaging di 145 bambini a un’età media di 12 anni, soffermandosi in particolar modo sui livelli di mioinositolo trovato nel cervello attraverso una tecnica innovativa, spettroscopia a risonanza magnetica. Il mioinositolo è un metabolita naturale che si trova principalmente nelle cellule gliali, che aiuta a mantenere il volume cellulare e l’equilibrio dei fluidi nel cervello, oltre a servire come regolatore per gli ormoni e per l’insulina nel corpo. Gli aumenti dei livelli di miinositolo sono correlati con l’aumento della popolazione di cellule gliali, che spesso si verifica in stati di infiammazione.
Ebbene, i ricercatori hanno infine scoperto che, tra i giovani pazienti più esposti a livelli elevati di inquinamento da traffico, ci sono stati significativi incrementi di mioinositolo nel cervello, rispetto a quelli con minore esposizione. Hanno anche osservato aumenti di mioinositolo da associare a sintomi di ansia più generalizzata.
Brunst ha tuttavia notato che l’aumento osservato nei sintomi d’ansia generalizzata segnalati in questo campione di bambini in via di sviluppo era relativamente piccolo e non è probabile che si traduca in una diagnosi clinica di un disturbo d’ansia. “Tuttavia, penso che si possa parlare di un maggiore impatto sulla salute della popolazione, che una maggiore esposizione all’inquinamento atmosferico possa innescare la risposta infiammatoria del cervello, come evidente dagli aumenti che abbiamo visto nel mioinositolo” – ha poi concluso l’autrice.