Il comportamento altruistico, un enigma per lungo tempo nella scienza evoluzionistica, trova le sue radici nei nostri antenati preistorici. Questa predisposizione al sacrificio personale, in apparenza contraria agli interessi individuali, ha plasmato la società umana fino a renderla più gentile nel 21° secolo.
La convinzione che gli individui si sacrifichino per il bene della specie è stata a lungo dibattuta e spesso rifiutata dagli scienziati evoluzionisti, portando alla nascita di teorie più complesse come quella della selezione multilivello.
Tradizionalmente, la selezione naturale è stata interpretata erroneamente come un processo operante per il “bene della specie”. Questa visione ingenua vedeva la selezione di gruppo come un meccanismo in cui gli individui si evolvono per fare grandi sacrifici, anche a costo della propria vita, per assicurare la sopravvivenza della specie.
Tuttavia, questa prospettiva è stata ampiamente respinta in quanto gli scienziati hanno riconosciuto che altri membri della stessa specie sono spesso i concorrenti più accaniti.
Le spiegazioni evoluzionistiche dell’altruismo
Le spiegazioni evoluzionistiche moderne dell’altruismo includono la selezione di parentela, l’altruismo reciproco e le segnalazioni costose. Questi concetti spiegano perché gli individui possono comportarsi in modo generoso e utile anche a proprio rischio: per favorire la trasmissione dei geni condivisi, per instaurare rapporti di reciprocità benefica o per esibire qualità attraenti come potenziali compagni o alleati.
Ma l’evoluzione può operare anche in modi più sottili. David Sloan Wilson, un noto biologo evoluzionista, ha contribuito a sviluppare la teoria della selezione multilivello. Secondo questa teoria, l’evoluzione può favorire tratti che aumentano l’idoneità dei gruppi in competizione con altri gruppi. Se un gruppo ha successo, questo successo può avvantaggiare tutti i suoi membri, creando una situazione in cui “l’alta marea solleva tutte le barche”.
Per illustrare come l’altruismo possa evolversi secondo la selezione multilivello, immaginiamo un gruppo preistorico, i “Fred”, caratterizzati da un alto livello di cooperazione e altruismo.
Questo comportamento li aiuta a unirsi e a resistere a sfide come carestie o attacchi da parte di gruppi rivali. Al contrario, un gruppo egoista come i “Barney” è meno preparato a fronteggiare tali sfide a causa della mancanza di fiducia e cooperazione interna. Nel lungo periodo, i gruppi cooperativi come i Fred avranno maggior successo riproduttivo, aumentando la proporzione di geni altruisti nella popolazione.
Fare sacrifici per il bene di un gruppo porta benefici su lungo periodo
La selezione multilivello suggerisce quindi che fare sacrifici per il bene del gruppo può essere un tratto adattivo, purché porti a benefici a lungo termine per l’individuo. È importante sottolineare che questa teoria è ancora oggetto di dibattito e non è universalmente accettata. Molti critici sostengono che le condizioni necessarie per la sua applicazione siano rare, mentre altri la vedono come un tentativo di rinnovare concetti obsoleti di selezione di gruppo.
Nonostante le controversie, la teoria della selezione multilivello offre un quadro unico per comprendere una varietà di comportamenti sociali umani. La sua validità e applicazione restano in attesa degli sforzi dei futuri ricercatori, ma ciò che è chiaro è che il nostro istinto di aiutare gli altri, radicato nelle nostre origini evolutive, continua a plasmare e arricchire la società umana.
La generosità e l’altruismo non sono solo espressioni di bontà morale, ma anche esiti di un lungo processo evolutivo che ha reso la nostra specie unica nella sua capacità di collaborare e supportarsi a vicenda per il successo collettivo.