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Perché domani saremo in grado di affrontare meglio le preoccupazioni di oggi?

Lo sperimentiamo tutti, più o meno frequentemente: davanti alle grandi preoccupazioni odierne, spesso basta solo aspettare un po’ di tempo. Domani, probabilmente, ci sentiremo più pronti ad affrontare ogni timore. Ma perché?

Il merito (o la colpa, a seconda dei casi!) è del nostro cervello, in cui il circuito limbico di cellule e connessioni viene attivato prontamente, interessando l’amigdala, il nucleo di cellule cerebrali situate in profondità nel cervello, da considerarsi come una sorta di “sirena” d’allarme per la nostra mente dinanzi a drammi, arrabbiature e altre preoccupazioni.

Tuttavia, non sempre questa sirena agisce nello stesso modo, e a volte basta solo una notte di buon riposo per farci comportare diversamente dinanzi alle stesse situazioni. I ricercatori hanno infatti scoperto che durante la notte i circuiti cerebrali sono in grado di adattarsi al contesto, e di conseguenza posta dinanzi allo stesso scenario precedente, l’amigdala ha risposto molto meno, soprattutto in coloro che avevano avuto un sonno REM molto riposante.

A conferma di ciò, un test condotto su un campione di volontari ha reso noto come coloro che hanno avuto una notte più tormentata hanno avuto dei comportamenti diversi. I loro circuiti cerebrali non si sono infatti adattati così bene, durante la notte, come quelli delle persone che avevano avuto un sonno pienamente ristoratore. In loro, insomma, la “sirena” del cervello ha continuato a suonare la mattina seguente esattamente come la sera prima.

Più nel dettaglio, durante il sonno, le “tracce della memoria” relative alle esperienze del giorno passato vengono riprodotte spontaneamente, come in un film. Tra tutti i resti della giornata, una specifica traccia di memoria può essere attivata presentando gli elementi che erano presenti durante l’esperienza precedente, al momento del risveglio. Tuttavia, al risveglio le tracce di memoria, che sono state regolate durante il sonno, creano una situazione evidentemente diversa: alcune connessioni tra le cellule cerebrali sono rafforzate, altre indebolite, favorendo il recupero e l’adattamento all’angoscia.

I risultati dello studio sono stati pubblicati l’11 luglio nella rivista Current Biology, laddove si sottolinea come la scoperta potrebbe essere di grande importanza per circa due terzi di tutte le persone con un disturbo mentale, considerato che un sonno REM irrequieto sia un’amigdala iperattiva costituiscono alcune delle principali caratteristiche del disturbo post-traumatico da stress, disturbi d’ansia, depressione e insonnia.

About Roberto Rossi

Mi chiamo Roberto Rais, Giornalista pubblicista, da diversi anni  specializzato in tematiche legate alla psicologia, alla motivazione e al wellness psico-fisico. Collaboro con alcuni magazine online di settore, prestando la mia consulenza editoriale anche ad agenzie di stampa e siti web"

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