Un nuovo studio condotto dai ricercatori della Columbia University ha scoperto che i neonati ad alto rischio di autismo riescono a percepire meno le differenze nei modelli di linguaggio rispetto ai neonati che sono invece a basso rischio di sindrome di tale spettro. Dunque, i risultati dell’analisti suggerirebbero che gli interventi per migliorare le competenze linguistiche dovrebbero iniziare durante l’infanzia nei bambini ad alto rischio di autismo.
Pubblicati in Brain and Language, i risultati si riferiscono allo studio effettuato da Kristina Denisova, assistente docente di psicologia clinica presso il Columbia University Vagelos College of Physicians and Surgeons.
La stessa ricercatrice ha commentato le conclusioni conseguite affermando che “gli esseri umani sono nati con una sorprendente capacità di distinguere le unità sonore di base, che compongono tutte le lingue del mondo”. Tuttavia, prosegue Denisova, è un mistero il perché alcuni neonati ad alto rischio familiare per i disturbi dello spettro autistico abbiano meno probabilità di sviluppare la loro competenza linguistica specifica nella prima infanzia.
In precedenza, Denisova era già riuscita a dimostrare che i neonati ad alto rischio (principalmente, quelli che hanno un fratello già affetto da tale sindrome) avevano meno probabilità di girare la testa in risposta alla lingua parlata, rispetto agli altri neonati. Si è poi soffermata sul fatto che quando un bambino cresce, lo sviluppo del suo linguaggio dipende in parte dalla capacità di distinguere i suoni e gli elementi del linguaggio che considera come familiari rispetto a quelli che sono nuovi, e che la sensibilità a specifici schemi nella propria lingua serve come importante spunto per apprendere la lingua.
Con il nuovo studio, la ricercatrice invita a soffermarsi sulle differenze nell’elaborazione precoce del linguaggio nei bambini ad alto rischio familiare per autismo, al fine di comprendere – in particolar modo – come queste differenze precoci nell’elaborazione del linguaggio si riferiscano alle divergenze nella comunicazione sociale, che sono fondamentali per interpretare le condizioni autistiche.