Perché siamo in grado di ricordare il nome del nostro migliore amico d’infanzia che non vediamo da 20 anni, ma dimentichiamo facilmente il nome di una persona che abbiamo appena incontrato? In altre parole, perché alcuni ricordi sono stabili da decenni, mentre altri svaniscono in pochi minuti?
Per cercare di formulare una risposta i ricercatori del Caltech hanno cercato di compiere degli esperimenti su delle cavie, arrivando alla conclusione che le memorie forti e stabili sono codificate da “squadre” di neuroni che si muovono in sincronia, creando una ridondanza che consente a queste memorie di persistere nel tempo. La ricerca ha naturalmente un’utilità maggiore della curiosità in apertura di nostro approfondimento, rivestendo delle implicazioni per capire come la memoria possa essere influenzata da danni cerebrali, come l’ictus o il morbo di Alzheimer.
Realizzato all’interno dei laboratori diretti da Carlos Lois, professore di ricerca di biologia, lo studio è stato descritto in un articolo della rivista Science. Il responsabile della ricerca, il dottor Walter Gonzalez, ha cercato di spiegare in maniera semplice come si comporta la nostra memoria. “Immaginate di avere una storia lunga e complicata da raccontare. Al fine di preservare la storia, potreste raccontarla a cinque dei vostri amici e poi, occasionalmente, riunirvi con tutti loro per raccontarla nuovamente e aiutarvi a vicenda a colmare le lacune che un individuo aveva dimenticato. Inoltre, ogni volta che si racconta la storia, si possono portare nuovi amici per imparare e quindi aiutare a preservarla e rafforzare la memoria” – ha spiegato Gonzalez, invitandoci poi a pensare agli amici come ai propri neuroni, che nella memoria a lungo termine si aiutano a vicenda per codificare ricordi che persisteranno nel tempo.
Naturalmente, nello studio si sottolinea come la memoria sia fondamentale per il comportamento umano, tanto che qualsiasi danno ad essa può determinare un forte impatto sulla propria vita quotidiana.
La perdita di memoria può verificarsi come parte integrante del normale invecchiamento, e può essere un handicap significativo per gli anziani. Inoltre, la perdita di memoria causata da diverse malattie, in particolare il morbo di Alzheimer, ha conseguenze devastanti che possono interferire con le routine più elementari, come il riconoscimento dei parenti o il ricordo della via del ritorno a casa.
Questo lavoro suggerisce che i ricordi potrebbero svanire più rapidamente con l’età perché una memoria viene codificata da un minor numero di neuroni, e se uno qualsiasi di questi neuroni fallisce, la memoria tende a “perdersi”. Lo studio suggerisce dunque che un giorno, progettando trattamenti che potrebbero aumentare il reclutamento di un maggior numero di neuroni per codificare una memoria, si potrebbe aiutare a prevenire la perdita di memoria.