Secondo una recente ricerca, i sintomi depressivi a lungo termine, pur lievi, nelle madri, possono essere ricollegati a problemi emotivi tra i bambini piccoli, come l’iperattività, l’aggressività e l’ansia. Di contro, la stessa analisi afferma che i sintomi depressivi del padre hanno influenzato i problemi emotivi del bambino solo se anche la madre era depressa. I sintomi della madre, dunque, hanno colpito il bambino anche se il padre non era depresso.
Condotto da un team di studiosi guidato dalla ricercatrice Johanna Pietikäinen dell’Istituto finlandese per la salute e il benessere (THL), la ricerca afferma dunque che “la depressione tra i genitori sia durante che dopo la gravidanza non solo colpisce la persona che soffre di depressione, ma ha anche un impatto a lungo termine sul benessere del neonato. Anche nei casi di depressione lieve, è importante che i sintomi siano identificati e che ai genitori sia offerto sostegno il più presto possibile, se necessario già durante la gravidanza”.
Ancora, la ricercatrice rammenta come “nelle famiglie, la depressione vissuta dalla madre ha un impatto chiave sul benessere del bambino. In Finlandia, il sistema della clinica della maternità funziona bene, ma occorre prestare attenzione ai sintomi depressivi tra le madri per un periodo più lungo: dalla gravidanza fino alla fine del primo anno di età del bambino“.
Peraltro, la depressione di un genitore è un fattore che può mettere a rischio di depressione anche l’altro genitore. Inoltre, i sintomi depressivi tra madri e padri sono abbastanza a lungo termine: possono iniziare già durante la gravidanza e continuare dopo il primo compleanno del bambino.
Per questo motivo, conclude Pietikäinen, “è importante monitorare il benessere mentale di entrambi i genitori durante la gravidanza e dopo la nascita del bambino, e se un genitore mostra sintomi depressivi, è necessario esaminare anche i sintomi dell’altro genitore”.
Tecnicamente, la depressione a lungo termine è un termine che indica che la depressione può essere già vissuta prima della gravidanza, poi magari acuita con l’incidenza di altri fattori di rischio significativi come la privazione del sonno durante la gravidanza, lo stress, l’ansia e un cattivo ambiente familiare.