Il Disturbo d’Accumulo è una problematica che affligge quelle persone che sono portate ad accumulare oggetti e cose in modo compulsivo ed eccessivo. Certo, ci sono molte persone che sono portate ad accumulare un po’ di averi in più e cose vecchie nel proprio garage o in una stanza della casa. Ma non è questo il caso di chi soffre di DA. Infatti, coloro che soffrono di questa patologia tendono ad accumulare così tante cose che alla fine viene impedito loro anche l’accesso agli spazi domestici. Si limita l’uso della propria abitazione, non si riescono ad aprire le porte delle stanze, e in casi davvero gravi è impossibile arrivare al letto o ai fornelli. Chi non conosceva questa patologia, forse ha avuto modo di vederne le conseguenze in programmi molto popolari dedicati proprio a ripulire le case di chi soffre di accumulo compulsivo. Il disturbo d’accumulo è un vero e proprio disagio a livello psicologico però, che bisognerebbe trattare per riuscire a contrastare gli effetti negativi che ha sulla vita dell’individuo, sulla sua sfera sociale e spesso anche su quella della salute fisica oltre che mentale.
Un disturbo che s’insinua già in giovane età
Il disturbo d’accumulo compulsivo molto spesso esordisce in giovane età. Nel periodo giovanile però di solito non “esplode” nel senso che si mantiene con effetti abbastanza blandi che non destano sospetti sul possibile degenerare della patologia. Infatti, gli effetti evidenti e gravi si avvertono solitamente durante l’età matura a partire dai 40 o 50 anni. Il disturbo d’accumulo può sfuggire di mano inoltre in alcuni momenti specifici ossia gli eventi traumatici. Come ad esempio: quando avviene un lutto, un divorzio, la crescita dei figli, la perdita del lavoro. Insomma, è inusuale una remissione della malattia in modo spontaneo, ma c’è sempre un evento scatenante un punto di non ritorno.
3 aspetti clinici del Disturbo d’accumulo
Il disturbo di accumulo si basa su tre principi clinici che permettono d’individuare correttamente i soggetti che ne soffrono. Il primo parametro è appunto l’eccessivo accumulo di oggetti di valore e oggetti che non valgono nulla. Spesso gli accumulatori conservano di tutto, anche cose che andrebbero buttate che non hanno più un valore o un uso specifico, ma hanno un significato per chi è affetto dalla patologia. Il secondo aspetto considerato è la difficoltà a separarsi dai vari oggetti. Coloro che soffrono di DA pensano che tutto sia utile, ogni cosa gli serve o ha un valore affettivo, per questo motivo non riescono a separarsene. Infine, l’ultimo aspetto è la difficoltà di organizzazione. Chi soffre di questo disturbo tende a essere disorganizzato e disordinato. L’accumulo diventa ingestibile e di conseguenza questa situazione si ripercuote negativamente sulla capacità di memorizzazione, attenzione e decisione.
Come intervenire sulla patologia?
Non esiste un criterio diagnostico ben preciso per riuscire a curare una persona che soffre di Disturbo di accumulo. Una terapia che negli ultimi 10 anni viene utilizzata sempre più spesso è quella basata su un modello di Frost e Steketee che hanno pensato come si possa trattare il disagio emotivo e man mano dare la possibilità al paziente di liberarsi da ciò di cui non ha bisogno, sopportando meglio questo gesto di separazione. In ogni caso, anche un buon percorso psicoterapeutico potrebbe andare a risolvere il punto di rottura e aiutare la persona a liberarsi da questa patologia.