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Coronavirus e PTSD: esiste una correlazione?

Il difficile periodo che stiamo vivendo, caratterizzato da una pandemia da Covid-19 e da misure restrittive mai sperimentate in precedenza ha comportato complessi stravolgimenti della nostra vita sociale, della nostra realtà personale e della prospettiva lavorativa. Chi studia le dinamiche psicologiche che accompagnano simili situazioni di stress si è posto un’interessante domanda: come si può relazionare la crisi da Coronavirus con il disturbo da stress post-traumatico, anche conosciuto come PTSD?

Nel corso del 2020 sono stati numerose le ricerche che hanno tentato di analizzare gli impatti psicologici del Covid-19 e le sue ripercussioni sulla sfera psicologica degli individui coinvolti. L’ipotesi è che le imposizioni vissute possano favorire nel breve o medio-lungo periodo molteplici problemi di salute, quali l’aumento dei livelli di ansia, l’incremento dello stress ed il dilagare di sintomi depressivi e problemi del sonno. Anche rabbia, paura ed il tentativo di negazione sono tra i possibili sintomi che la pandemia potrebbe generare.

Pur non essendo i dati a riguardo ancora abbastanza numerosi e definitivi è stato ad esempio osservato che in Cina, nel momento iniziale del lockdown, circa ⅓ degli individui intervistati ha dichiarato di aver sperimentato maggiore ansia, derivante sia dal timore di un eventuale contagio che dalla concreta paura di vedere minata la propria stabilità economica.

Lo stress da Covid può generare PTSD?

Particolarmente interessante è l’ipotesi che collegherebbe lo stress da Covid-19 con con il noto disturbo da stress post-traumatico. Il PTSD è descritto dall’American Psychiatric Association come un disturbo derivante dall’esposizione a uno o più eventi traumatici e connesso alla paura di vivere nuovamente quel tipo di esperienze: tale fenomeno è in grado di generare cambiamenti emotivi, problemi cognitivi e umore caratterizzato da inquietudine ed angoscia.

Per indagare tale ipotesi, è stato istituito uno studio, portato avanti nel 2020 da Crosta A. e colleghi, ed intitolato “Individual Differences, Economic Stability, and Fear of Contagion as Risk Factors for PTSD Symptoms in the COVID-19 Emergency”: la ricerca ha visto la partecipazione di 4121 individui selezionati attraverso un questionario online, ed ha voluto approfondire il ruolo delle differenze individuali, della stabilità economica e della paura del contagio, quali fattori di rischio per l’insorgere di sintomi tipici del PTSD.

I soggetti coinvolti hanno dapprima fornito le proprie caratteristiche socio-demografiche quali genere, livello di educazione e stato lavorativo ed hanno in seguito risposto ad alcuni questionari capaci di valutare la relazione tra le variabili oggetto del test.

Lo stato di paura relativo al Covid-19 è stato misurato attraverso 8 items riguardanti la paura per la propria salute e per quella dei propri cari. La stabilità economica percepita prima e durante della pandemia è stata inoltre valutata tramite due domande appositamente formulate sull’argomento.

I tratti della personalità secondo il modello dei Big Five (ossia coscienziosità/perdita di direzione, stabilità emotiva/nevroticismo, gradevolezza/antagonismo, estroversione/introversione, apertura/chiusura all’esperienza) sono stati misurati attraverso il Big Five Inventory 10-item (BFI-10; Rammstedt & John, 2007).

Infine grazie al The Impact of Event Scale-Revised (IES-R; Christianson & Marren, 2012) è stata esaminata la sintomatologia conseguente ad un evento negativo vissuto.

I risultati dello studio

I risultati mostrano che una correlazione positiva, nonché significativa, tra l’evento traumatico del Covid-19 ed il PTSD è effettivamente presente: nella fase critica della pandemia più di un terzo dei partecipanti ha riportato sintomi riconducibili al disturbo da stress post traumatico.

Le statistiche elaborate dagli studiosi evidenziano inoltre che tra i fattori di rischio per l’emergere del disturbo ci sono anche il genere femminile, gli alti livelli di nevroticismo ed i bassi livelli di istruzione.

Le partecipanti femminili hanno infatti affrontato generalmente gli eventi negativi con più difficoltà rispetto agli individui di sesso maschile, i quali hanno messo in atto più efficaci strategie di coping. La situazione socio-economica e l’inferiore educazione hanno influito inoltre sulle risorse personali messe in campo per gestire la situazione di difficoltà, mentre un più spiccato nevroticismo ha spinto gli individui a reagire agli eventi stressanti con stati emotivi più forti, depressione ed ansia.

L’emergenza sanitaria è quindi evidentemente collegata ad una dilagante emergenza psicologica che rende opportuni interventi di supporto mirati, quali la pratica dell’EMDR e quella della mindfulness, utili quali strumenti di sostegno agli eventi traumatici.

About Silvia Faenza

Ciao sono Silvia Faenza, mi sono Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università del Salento, nel 2014. Dal 2015 mi occupo della gestione dei contenuti per aziende e agenzie editoriali online, principalmente in qualità di ghostwriter, copywriter e web editor.

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