Il tempo di lettura di questo articolo corrisponde alla vendita di più di 40.000 cellulari venduti in tutto il mondo. Dispositivi che finiscono sempre più nelle mani dei giovanissimi.
Secondo il Pew Research Center, un terzo dei genitori con un figlio sotto i 12 anni afferma di aver iniziato a farlo interagire con uno smartphone prima dei 5 anni. In un altro sondaggio del 2021 emerge che il dato è triplicato rispetto al 2015.
Molti genitori lo fanno per avere maggiore sicurezza e comodità, per rimanere sempre in contatto con i figli. Ma l’esperienza di avere questi dispositivi significa anche altro: significa navigare in un mondo ricco e pieno di costanti interazioni e contenuti imparando a gestire il tempo, che è molto impegnativo.
Il primo cellulare, le prime esperienze
Diane Graber è la fondatrice di Cyberwise, una risorsa educativa che supporta l’uso sano e sicuro della tecnologia da parte dei bambini. Ha fornito alcuni suggerimenti su come valutare se un bambino è pronto a usare un cellulare, come è emerso anche nel Digital Wellness Lab a Boston.
Dando in mano un telefono ai propri figli, molti genitori (non tutti) cercano di stabilire regole su come e dove può essere usato: ad esempio, non a tavola o prima di andare a letto. Anche gli insegnanti e il personale scolastico di solito stabiliscono dei limiti per l’uso dello smartphone durante l’orario scolastico.
Genitori e insegnanti forniscono consigli su quelli che sono i “pericoli” dell’online, come quelli sui dati personali e privati e sul cyberbullismo. Tuttavia, in tanti casi un bambino che riceve il suo primo telefono viene lasciato a se stesso.
Non c’è un manuale di istruzioni su come fare i genitori, neanche riguardo alla tecnologia. Rimanere aggiornati su tutte le app, i pericoli virtuali e gli articoli di ricerca su bambini e tecnologia è decisamente impegnativo per i genitori già molto occupati.
Eppure, l’abitudine dei genitori di utilizzare a loro volta i dispositivi in maniera eccessiva finisce per contraddire le richieste fatte ai figli. Un recente sondaggio ha mostrato che gli adulti controllano in media 344 volte il telefono in un giorno, anche durante la guida, un appuntamento o in bagno.
Benessere e alfabetizzazione digitale
Gli esperti digitali scrivono libri, podcast e blog su come essere più consapevoli nell’utilizzo dei nostri dispositivi. Non si tratta solo di limitare il tempo passato sugli schermi o evitare i molestatori.
I bambini sono molto fiduciosi quando si approcciano alle nuove tecnologie, ma l’informazione è importante per evitare problemi sociali e di sicurezza in generale. Molti bambini vorrebbero una guida da parte dei genitori, riconoscendo il potenziale impatto negativo sul loro benessere.
Si tratta di proporre un approccio basato su fiducia e rispetto e non tanto su restrizioni unilaterali o sorveglianza. In un mondo perfetto servirebbe l’accompagnamento di un manuale all’acquisto di ogni smartphone.
Un manuale che racconti come questo dispositivo ci affascinerà, ci informerà e ci divertirà, ma anche sulla sicurezza informatica, sull’uso eccessivo e sull’assuefazione degli schermi e degli algoritmi. Un tale strumento permetterebbe di valutare criticamente le informazioni ingannevoli e sviluppare la cosiddetta “alfabetizzazione digitale”.
Una sfida sempre più smart
Possiamo incoraggiare i più giovani ad essere utenti sani e consapevoli della tecnologia, parlando delle loro esperienze digitali e delle emozioni, belle e brutte che queste suscitano in un mondo pieno di immagini e contenuti.
Su scala più ampia dovremmo pensare all’inserimento dell’alfabetizzazione digitale nei programmi di istruzione formale dei bambini nelle scuole e nelle strutture sanitarie, partendo fin dalla scuola materna.
Questi dispositivi resteranno e diventeranno sempre più “smart”, per cui dovremmo farlo anche noi.