Gli esseri umani passano una notevole quantità di tempo a sognare a occhi aperti e, secondo alcune stime, addirittura il 50% del tempo non trascorso a dormire è occupato dall’immaginazione. Il termine tecnico che gli psicologi usano per descrivere questo fenomeno è “mind-wandering” (vagabondaggio mentale) e nell’ultimo decennio è stato prodotto un numero crescente di ricerche in merito, al fine di scoprire quali siano le caratteristiche di questa abitudine e le sue utilità.
Ora, probabilmente la domanda più scontata che si potrebbe fare sul sognare a occhi aperti è perché lo facciamo quando invece potremmo fare altre azioni più utili, più redditizie o che migliorano le nostre possibilità di sviluppo. Quale potrebbe essere il vantaggio evolutivo di starsene seduti, senza far nulla, con un pensiero che sembra seguire a caso un altro?
I benefici del sognare ad occhi aperti
Ebbene, un recente studio ha fornito alcuni indizi sui benefici del sognare a occhi aperti. Lo studio è stato condotto sui topi e non sugli esseri umani, e quindi, poiché la maggior parte degli esperimenti sul vagabondaggio mentale degli esseri umani si basa su auto-rapporti su quando, quanto spesso e come sogniamo a occhi aperti, è stata necessaria una metodologia completamente diversa. Ma che cosa hanno fatto i ricercatori?
Gli studiosi hanno fatto guardare ai topi due stimoli visivi molto diversi – due immagini che apparivano piuttosto differenti – durante la scansione della corteccia visiva primaria. La corteccia visiva primaria è la prima tappa dell’elaborazione visiva ed è una parte del cervello che conosciamo relativamente bene, in parte perché è retinotopica, ovvero, esiste una corrispondenza spaziale piuttosto inesatta ma diretta tra l’immagine sulla retina del topo e i modelli di accensione dei neuroni nella corteccia visiva primaria. Anche l’attivazione nella corteccia visiva primaria quando i topi guardavano le due diverse immagini era significativamente diversa.
Nella fase successiva, i topi sono stati lasciati soli a guardare una parete grigia monocromatica. Alcuni di loro erano in quello che i ricercatori definiscono uno stato di “veglia tranquilla”, il che significa che non stavano né dormendo né correndo freneticamente. In questo stato, la corteccia visiva primaria dei topi era ancora molto attiva e la loro attività tendeva a essere simile a quella che avevano quando guardavano una delle due immagini. Quindi, mentre i topi non guardavano più le immagini, le contemplavano spontaneamente e senza alcun compito. E questo sarebbe, in fondo, l’equivalente del vagabondaggio mentale umano.
Che cosa hanno capito i ricercatori: i risultati dello studio
Ma i risultati sorprendenti si basano su ciò che è successo dopo: più i topi vagavano con la mente, più l’attivazione neurale corrispondente alle due immagini era diventata diversa. Quindi, il vagabondaggio mentale ha acuito la differenza della firma neurale delle due immagini percepite.
Si tratta di un effetto strettamente legato all’apprendimento percettivo, il fenomeno per cui percepire qualcosa modifica il modo in cui la stessa cosa verrà percepita in seguito. Ad esempio, vedere molti gatti ci fa riconoscere i gatti più rapidamente. Sappiamo che anche la visualizzazione ha un impatto simile all’apprendimento percettivo. Gli esperimenti sui topi dimostrano che il vagabondaggio della mente ha un effetto simile.
Sebbene sia necessario riconoscere che le menti degli esseri umani e dei topi sono molto diverse e che le immagini che balenano nella mente del topo potrebbero essere una versione molto più povera del sogno a occhi aperti rispetto a quello che sperimentiamo noi esseri umani, questi risultati indicano una qualche forma di vantaggio evolutivo del sogno a occhi aperti. Sognare a occhi aperti non è un’attività inutile e oziosa ma ha un grande impatto sull’organizzazione e sul senso di tutte le cose che abbiamo percepito in precedenza.
I risultati hanno anche implicazioni potenzialmente cruciali per la nostra vita quotidiana: basti considerare il fatto che nell’ultimo decennio il tempo che trascorriamo a sognare a occhi aperti o a vagare con la mente è diminuito notevolmente, soprattutto a causa dell’uso degli smartphone. Di fatti, finché abbiamo uno smartphone in tasca, è meno probabile che passiamo il tempo a sognare a occhi aperti, dato che ci sono feed dei social media da controllare, giochi online da completare e messaggi da scrivere. Rimane dunque molto meno tempo per sognare a occhi aperti, il che – se è vero che il sogno a occhi aperti svolge un ruolo importante nell’organizzazione degli stimoli percettivi – potrebbe avere gravi conseguenze per la nostra vita mentale.