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Cosa significa multitasking? Quali sono i lati positivi e quali quelli negativi?

Oggi si usa sempre più spesso il termine multitasking, ma cosa vuol dire davvero e in che modo può influire positivamente o meno sulla propria vita?

Vediamo nel dettaglio cosa significa multitasking e se questa è davvero una capacità essenziale o comunque utile per riuscire ad affrontare le sfide con le quali ci si interfaccia o se potrebbe avere anche dei risvolti negativi o comunque da tenere sotto controllo.

Essere multitasking: cosa significa?

Essere multitasking indica la capacità di eseguire più compiti contemporaneamente. Questa è una capacità che permette di gestire quindi anche più attività nello stesso momento. In genere, in ambito lavorativo soprattutto questa capacità viene associata ad un’idea di forte efficienza, e si tende a premiare queste mentalità in quanto permette di portare avanti più compiti insieme.

In realtà, il nostro cervello non è progettato per riuscire a concentrarsi su più attività complesse nello stesso momento, quindi in realtà quello che si va a definire come multitasking è semplicemente la capacità di spostare velocemente l’attenzione da un’attività ad un’altra. Questa pratica in alcuni casi può avere dei lati positivi, ma ci sono purtroppo anche dei casi negativi da considerare.

I lati positivi dell’essere multitasking

Abbiamo visto cosa significa essere multitasking e sicuramente avere questa capacità ci fa sentire più produttivi e ci dà la sensazione di essere in grado di affrontare anche molte attività nello stesso momento.

Essere multitasking, dunque può essere utile per attività che richiedono poca concentrazione, come ascoltare musica mentre si stira o fare una chiamata durante una passeggiata. In questi casi, combinare compiti diversi può aiutare a massimizzare l’efficienza.

Certo è vero che nel mondo iperconnesso di oggi, spesso essere multitasking è quasi inevitabile. E saper gestire più attività contemporaneamente può essere un vantaggio per chi lavora in ambienti dinamici, dove le interruzioni e le richieste improvvise sono all’ordine del giorno. Ma anche per gli studenti o per tutti coloro che hanno effettivamente bisogno di gestire più richieste e attività anche in momenti non distinti tra loro.

Diventare o abituarsi ad essere multitasking, in realtà, può avere anche altri vantaggi come quello di andare a stimolare la flessibilità mentale ossia la capacità di passare velocemente da un compito all’altro, un’abilità che risulta essere utile, ad esempio, in situazioni di emergenza, oltre che nell’ambito lavorativo o accademico.

I lati negativi del multitasking

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Come abbiamo accennato, però, non ci sono solo lati positivi nell’essere multitasking. Infatti, il cervello umano è progettato per concentrarsi su una sola attività complessa alla volta. Quando si tenta di fare multitasking, la concentrazione si disperde, con il rischio di commettere errori e di impiegare più tempo per completare ciascun compito.

Ad esempio, uno studio pubblicato dall’American Psychological Association ha evidenziato che passare da un’attività all’altra può comportare una perdita di produttività fino al 40%, a causa del tempo necessario al cervello per riadattarsi.

Il multitasking, dunque, può compromettere la qualità del lavoro e anche l’efficienza. Quando si tenta di fare troppe cose insieme, è più probabile commettere errori, dimenticare dettagli importanti o trascurare aspetti essenziali di un progetto.

Un altro svantaggio è dato dagli elevati livelli di stress a cui in genere sono sottoposti coloro che cercano di essere o sono naturalmente multitasking. Questo avviene perché si deve mantenere il controllo su più attività contemporaneamente e di conseguenza il cervello, sovraccarico di stimoli, fatica a gestire le richieste, con conseguenze negative sia sul benessere mentale sia fisico.

Il multitasking costante, infine, può ridurre la capacità di memorizzare informazioni a lungo termine. Questo accade perché il passaggio rapido da un’attività all’altra impedisce al cervello di elaborare in profondità i dati.

Multitasking e cervello: cosa dice la scienza?

Le ricerche neuroscientifiche hanno dimostrato che il cervello umano non è realmente capace di gestire più compiti complessi contemporaneamente. Quando si tenta di fare multitasking, il cervello entra in uno stato di “switching”, cioè passa rapidamente da un’attività all’altra, piuttosto che svolgerle simultaneamente.

Questo processo di switching richiede energia e risorse cognitive, aumentando il rischio di affaticamento mentale e riducendo la capacità di concentrazione. Inoltre, il multitasking può attivare aree del cervello legate allo stress, compromettendo la capacità di prendere decisioni razionali e ponderate.

Il multitasking, dunque, anche essendo per molti un’abitudine naturale, purtroppo solo se se questa abitudine viene gestita correttamente, può rivelarsi davvero utile, altrimenti potrebbe solo portare a frammentare l’attenzione senza riuscire a concentrarsi in modo adeguato su ciò che è importante.

About Silvia Faenza

Ciao sono Silvia Faenza, mi sono Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università del Salento, nel 2014. Dal 2015 mi occupo della gestione dei contenuti per aziende e agenzie editoriali online, principalmente in qualità di ghostwriter, copywriter e web editor.

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