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Come avere un rapporto terapeutico con i propri figli

Crescere è davvero faticoso, specialmente in un periodo storico come quello che stiamo vivendo oggi. 

La guerra, la pandemia e i cambiamenti dell’ultimo periodo hanno stravolto la società alla quale siamo sempre stati abituati. Bisogna quindi rivedere le proprie abitudini e priorità, in modo da essere un esempio per i bambini e aiutarli in questo percorso.

Ecco dunque come imparare a gestire al meglio la situazione.

Sii un osservatore scrupoloso

Per poter intervenire in maniera sicura ed efficace è importante valutare tutto quello che sta succedendo ai propri figli. In questo modo è molto più facile notare le anomalie che ci permetteranno di intervenire con il giusto preavviso. 

La stessa attenzione andrà rivolta anche alle preoccupazioni dei più piccoli, facendo sì che loro riescano a comunicare con noi quando le cose non vanno come si erano immaginati.

Tieni una porta sempre aperta

Mantenere una porta sempre aperta vuol dire essere pronti ad aiutare i piccoli in ogni momento, senza ovviamente pretendere nulla in cambio. Questo processo servirà a far capire ai più piccoli che c’è sempre uno spiraglio dal quale entrare per sentirsi accettati e protetti.

In questo modo il bambino si sentirà pronto ad aprirsi e a confrontarsi, ma solo se capirà che qualcuno ha il desiderio di interagire con lui, ascoltandolo senza giudizi.

Ascolta senza giudicare

Si tratta di un comportamento molto difficile da mettere in atto , ma senza il quale non si può proprio andare avanti. Giudicare è molto pericoloso e può essere estremamente deleterio per ogni tipo di rapporto, in quanto si presume di sapere qualcosa di cui effettivamente non si sa nulla.

Ecco perché, in questo caso, bisogna affidarsi alla comunicazione e all’empatia, in modo da accogliere il prossimo e farlo sentire a proprio agio.

Lascia che sia il bambino ad esporre il problema

I problemi dei piccoli possono sembrare molto più semplici da gestire rispetto a quelli di noi grandi, ma non è giusto risolverli al loro posto. Per loro un piccolo problema può apparire come un vero dramma ed ecco perché è importante che siano loro a gestire l’emergenza.

Dobbiamo quindi incoraggiare il bambino ad esporre il problema senza interferire e senza agire contro la sua capacità di percepire problemi e difficoltà. Grazie a questo passaggio sarà possibile sondare il terreno ponendo delle domande che potrebbero aiutare il bambino a sbloccarsi.

Quali domande bisogna porre al bambino per aiutarlo in questo processo?

Come abbiamo detto prima, alcune domande possono aiutare il bimbo a gestire la situazione. La più importante è: “Che cosa vuoi?”. Questo perché sarà proprio questo interrogativo ad aiutarlo a focalizzare l’attenzione sugli obiettivi e lo scopo che intende perseguire.

Successivamente bisognerà capire cosa sta facendo per raggiungere questo traguardo, ovviamente senza giudicare e senza condizionare le sue scelte, anche se non sempre ne sarà consapevole.

È infatti necessario capire se quello che sta facendo lo porterà al suo obiettivo e, nel caso la domanda dovesse risultare negativa, bisogna illustrare i giusti mezzi per giungere allo scopo.

Il compito di un genitore è quindi quello di proporre un’alternativa più valida, ovviamente rispettando i tempi e i bisogni del più piccolo.

Sicuramente non si tratta di una mossa semplice, in quanto il bambino va spronato e le sue scuse mai accettate, in quanto fanno cadere la sua motivazione.

A tal proposito è meglio optare per una scelta ragionevole che riesca a bloccare i comportamenti rispetto a scelte che potrebbero bloccare ogni tipo di percorso.

Una volta indirizzato il bambino verso la giusta meta è importante adottare uno spirito ottimista anche laddove questo dovesse dimostrarsi perplesso. Bisogna infatti spronare i più piccoli a essere ottimisti anche quando le cose appaiono insensate, fornendo feedback e risposte positivi in grado di favorire l’esperienza.

About Silvia Faenza

Ciao sono Silvia Faenza, mi sono Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università del Salento, nel 2014. Dal 2015 mi occupo della gestione dei contenuti per aziende e agenzie editoriali online, principalmente in qualità di ghostwriter, copywriter e web editor.

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