Home / Attualità / Come funziona la trasmissione del dolore nel nostro cervello

Come funziona la trasmissione del dolore nel nostro cervello

I ricercatori hanno recentemente dimostrato che gli interneuroni inibitori, che impediscono ai messaggi chimici di passare tra diverse regioni del cervello, costituiscono il 20% del circuito nel cervello necessario per l’elaborazione del dolore. La scoperta rappresenta un progresso significativo nella comprensione di come il nostro corpo e il nostro cervello rispondono al dolore, e potrebbe aprire le porte per ulteriori approfondimenti.

Di fatti, le diverse sensazioni che il nostro corpo sperimenta sono accompagnate da scambi di informazioni profondamente complesse all’interno del cervello, e la sensazione di dolore non fa certamente eccezione in questo contesto di analisi. Finora, la ricerca ha dimostrato come l’intensità del dolore possa essere direttamente collegata a specifici modelli di oscillazione nell’attività cerebrale, che sono alterati dall’attivazione e dalla disattivazione degli “interneuroni” che collegano diverse regioni del cervello.

Tuttavia, fino ad oggi non è ancora chiaro come il processo sia influenzato dagli interneuroniinibitori“, ovvero quelli che impediscono ai messaggi chimici di passare tra queste regioni. Attraverso una nuova ricerca pubblicata su EPJ B, i ricercatori guidati da Fernando Montani all’Instituto de Física La Plata, in Argentina, sono riusciti a dimostrare che gli interneuroni inibitori costituiscono il 20% del circuito nel cervello necessario per l’elaborazione del dolore.

La scoperta rappresenta un progresso significativo nella comprensione dei ricercatori su come il nostro corpo e il nostro cervello rispondano al dolore. Il circuito sottostante il processo del dolore coinvolge una specifica configurazione di interneuroni, ognuno dei quali collega specifiche coppie di regioni, o “nodi” all’interno del cervello.

Fondamentalmente, i ricercatori hanno determinato che una frazione di questi neuroni sarà inibitoria, variando la forza delle connessioni che forniscono. Per creare un modello biologicamente plausibile, Montani e colleghi avrebbero dovuto considerare tutti i possibili collegamenti tra coppie specifiche di nodi, e determinare la loro forza relativa. All’interno di una struttura complessa come il cervello, tuttavia, sarebbe praticamente impossibile farlo considerando ogni configurazione individualmente.

Ebbene, i ricercatori sudamericani hanno superato questo problema usando la “teoria dei grafi”, che studia le strutture costituite da insiemi di nodi, che si influenzano a vicenda attraverso collegamenti di forza variabile. Usando un nuovo approccio statistico, hanno stimato i segnali prodotti da ogni regione di un cervello virtuale in una data configurazione, e quanto si discostano dai valori realistici.

Dalle loro stime iniziali, il team di ricercatori è dunque in grado di costruire un grafico realistico rafforzando e indebolendo le influenze di alcuni collegamenti. L’analisi conseguente ha rivelato che una configurazione in cui il 20% di tutti gli interneuroni associati al processo del dolore sono inibitori della trasmissione delle informazioni.

About Roberto Rossi

Mi chiamo Roberto Rais, Giornalista pubblicista, da diversi anni  specializzato in tematiche legate alla psicologia, alla motivazione e al wellness psico-fisico. Collaboro con alcuni magazine online di settore, prestando la mia consulenza editoriale anche ad agenzie di stampa e siti web"

Vedi Anche

fasi dell'adolescenza

Le fasi dell’adolescenza: per capire il cambiamento dei giovani

Le fasi dell’adolescenza sono varie e caratterizzano un periodo complesso e trasformativo. Si tratta di ...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *