Come gestiamo le emozioni?
Il filosofo Rudyard Kipling, in una delle poesie più belle che siano mai state scritte (If – Brother Square-Toes – Rewards and Fairies, 1910), in alcuni passaggi scriveva: “Se riesci a non perdere la testa quando tutti intorno a te la perdono e ti mettono sotto accusa. Se riesci ad avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te, ma a tenere nel giusto conto il loro dubitare. (…) Se riesci a incontrare il successoCome gestiamo le emozioni?
Il filosofo Rudyard Kipling, in una delle poesie più belle che siano mai state scritte (If – Brother Square-Toes – Rewards and Fairies, 1910), in alcuni passaggi scriveva: “Se riesci a non perdere la testa quando tutti intorno a te la perdono e ti mettono sotto accusa. Se riesci ad avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te, ma a tenere nel giusto conto il loro dubitare. (…) Se riesci a incontrare il successo e la sconfitta e trattare questi due impostori allo stesso modo. (…) Se riesci a colmare l’inesorabile minuto con un momento fatto di sessanta secondi tua è la terra e tutto ciò che è in essa e quel che più conta sarai un uomo, figlio mio”.
Questa struggente “lettera” potrebbe tranquillamente essere considerata come il suggerimento (di un padre ad un figlio nella fattispecie) su come gestire le proprie emozioni, evitando che siano loro a dominare, a dominarci. Ma come dovrebbero essere gestite le emozioni? L’esercizio della propria emotività, soprattutto di quella parte “negativa”, come la rabbia, l’aggressività, la frustrazione, dovrebbe passare, necessariamente, per il riconoscimento e l’accettazione di quel che realmente è: ossia, modi differenti di risposta a determinati stimoli. Ovviamente, non bisognerebbe aver paura delle proprie emozioni, né tantomeno permettere che siano loro a modellare il nostro umore e guidare le nostre azioni. Ad esempio, immaginiamo “la vergogna”, questa non è un’emozione negativa, anzi, se ben contenuta, può diventare una complice utile ai fini della nostra crescita personale.