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La reincarnazione secondo i bambini

Nel mese di ottobre vediamo le case e i negozi decorati con zucche, ragni e streghe in vista di Halloween, una festa le cui radici risalgono a più di mille anni fa.

Nel IX secolo, per i Celti il 1° novembre segnava l’inizio dell’anno nuovo. Il giorno prima, il Samhain, era invece il giorno in cui credevano che venisse meno il distacco tra mondo dei vivi e mondo dei morti. Ecco perché il 31 ottobre indossavano dei costumi per allontanare gli spiriti.

Chi crede nella reincarnazione?

Anche al giorno d’oggi moltissime persone credono in una di vita nell’aldilà, e circa un quarto della popolazione mondiale crede nella reincarnazione (Moraes et. al, 2021).

Ma quello che colpisce è che molti ci credono per via di alcune cose strane dette dai bambini. Per capirci meglio: ciò che i bambini affermano di ricordare delle loro “vite passate”.

Lo psichiatra Ian Stevenson ha indagato questo fenomeno in paesi di tutto il mondo, scoprendo che molti bambini iniziano a parlarne intorno all’età di 3 anni e smettono quando ne hanno 7 o 8.

Alcuni dati interessanti: più del 75% di questi bambini può riferire dettagli sulla propria morte, anche prematuri per quell’età. Inoltre, più del 20% afferma di avere ricordi del tempo trascorso “tra una vita e l’altra” (Tucker, 2008).

Una storia particolare

Può sembrare inverosimile, ma ci sono storie anche molto avvincenti. Ad esempio, quella di Chanai Choomalaiwong, un ragazzo thailandese.

All’età di 3 anni Chanai sosteneva di essere stato nella vita precedente un insegnante di nome Bua Kai Lawnak, ucciso con degli spari mentre andava a lavoro in bicicletta. Chanai ricordava il paese da cui proveniva e un giorno ci portò sua nonna.

Arrivati alla casa di una coppia di anziani, che sembrava riconoscere, sosteneva che quelli erano i suoi vecchi genitori. Lo psichiatra Stevenson intervistò i testimoni della morte del vero Bua Kai Lawnak, in particolare la vedova, che riferì di aver parlato con il medico coinvolto nel caso.

Questo aveva affermato che il marito della signora era stato colpito da colpi di arma da fuoco alle spalle, in quanto presentava le due ferite di ingresso e uscita del proiettile sulla testa.

Chanai è nato con due voglie, una piccola rotonda dietro la testa e una più grande e irregolare verso la parte anteriore. (Tucker, 2008).

Tra realtà e immaginazione

La storia di Chanai è inquietante, ma anche un po’ convincente. Esistono delle spiegazioni alternative a questo tipo di fenomeni. Iniziamo col dire che questi ragazzi non sono “pazzi”, anzi, in generale le ricerche hanno riportato buoni livelli di intelligenza e pochi o zero problemi comportamentali.

In realtà, la fantasia è una parte normale e salutare nello sviluppo del bambino. Nella fascia di età fra i 3 e gli 8 anni i bambini fingono tantissimo. Soprattutto nei paesi occidentali, sono esposti di continuo a cartoni, libri e programmi televisivi in cui gli animali parlano, gli oggetti hanno sentimenti e le persone volano.

Questo non è un problema di distinzione tra fantasia e realtà, ma vuol dire solamente che sono più aperti alle idee più fantasiose. Sanno bene che un bicchiere è reale e un mostro è immaginario, ma non sempre sono sicuri che le cose immaginate non possano diventare reali.

All’età di 7 o 8 anni invece riconoscono meglio il reale e l’immaginario, ecco forse perché in quel periodo smettono di raccontare le vite passate.

Insomma, a prescindere dal fatto che si creda o no alla reincarnazione, ai fantasmi o ai goblin, è interessante ascoltare le storie dei figli e creare momenti di condivisione.

About Silvia Faenza

Ciao sono Silvia Faenza, mi sono Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università del Salento, nel 2014. Dal 2015 mi occupo della gestione dei contenuti per aziende e agenzie editoriali online, principalmente in qualità di ghostwriter, copywriter e web editor.

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