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3 modi in cui i genitori minano l’autostima dei bambini

Essere genitori è molto complesso e tutti vorrebbero crescere dei figli che siano sicuri di sé, felici e capaci di perseguire i propri obiettivi. In ogni caso, anche con le intenzioni migliori, alcuni comportamenti giornalieri potrebbero andare a minare in modo non intenzionale la fiducia oppure l’autostima dei propri bambini.

Le dinamiche che innescano problematiche di autostima nei bambini non sempre sono evidenti e spesso potrebbero essere solo parole e discussioni dette in realtà per riuscire a renderli più resilienti e portarli a dare il meglio di sé. Nonostante ciò, ci sono dei casi in cui si va a minare l’autostima dei bambini proprio con delle frasi e dei comportamenti apparentemente innocui.

Gli psicologi esperti della crescita e dell’impatto degli episodi dell’infanzia sulla vita adulta sottolineano che alcuni di questi comportamenti genitoriali non solo minano all’autostima ma potrebbero anche portare ad avere atteggiamenti timidi e remissivi in età adulta.

Correggere ogni errore che fa il proprio bambino

Uno dei comportamenti che tendono ad avere la maggior parte dei genitori è correggere ogni piccolo errore che fa il proprio bambino. Facciamo un esempio, un bambino di 10 anni ama molto disegnare, sua mamma vuole aiutarlo a migliorare e per questo gli fornisce dei consigli e un giudizio sui disegni. Andando magari ad essere molto puntigliosa anche sul più piccolo dettaglio.

Anche se l’intento della mamma in questo caso è positivo, correggere in modo troppo costante gli sforzi del bambino, anche quando l’intenzione è aiutarlo a crescere e imparare cose nuove potrebbe avere un effetto contrario. I bambini, soprattutto nella fascia d’età tra i 6 e gli 11 anni, sono molto più sensibili alle critiche e potrebbero interiorizzarle come segni di un fallimento. Questo può indurre i bambini a pensare di non essere in grado di fare determinate cose.

Come agire? In questo caso, sarebbe meglio concentrarsi sui progressi e sull’impegno profuso dal bambino in modo genuino. Dopo di ché si potrebbe chiedere al bambino stesso di andare a valutare i suoi progressi ed eventualmente il suo lavoro, incoraggiandolo sempre a dare il meglio di sé.

Confronto con i fratelli o coetanei

Un’altra problematica nella quale diversi genitori possono cadere è il confronto tra i figli oppure tra coetanei. Dire al bambino “tuo fratello alla tua età era già in grado di fare X, mentre tu non sei capace”, oppure dire “il tuo compagno di classe è molto più bravo di te in X”, può essere fatto senza pensarci o come spinta per far sì che il bambino si impegni in una determinata attività.

Nonostante ciò, mettere il proprio figlio a confronto con gli altri li porta a interiorizzare l’idea di non essere all’altezza di fare una determinata attività. Il confronto crea un senso di inadeguatezza e di inferiorità. Ogni bambino ha degli specifici talenti ma anche dei tempi di sviluppo cognitivo che bisogna rispettare.

Paragonare il proprio bambino a un altro oppure ad altri figli porta il minore a percepire un senso costante di competizione, sviluppando così nel tempo un’autostima in età evolutiva molto fragile.

Come risolvere? Evitare di fare confronti e focalizzarsi sui punti di forza dei bambini invece di dire di comportarsi o di raggiungere il livello del proprio fratello o compagno di scuola, li aiuta a sentirsi accettati per ciò che sono e li si aiuta a crescere nel rispetto delle proprie inclinazioni.

Minimizzare i loro sentimenti

Infine, un altro atteggiamento che può portare i bambini ad avere una bassa autostima e quando si minimizzano i loro sentimenti. A volte lo si fa per non farli preoccupare o piangere troppo, ma per i bambini invece potrebbe essere avvertito come un minimizzare i propri sentimenti o comunque non prenderli in considerazione.

Quando si minimizzano dicendo “non ti preoccupare passerà”, “non è niente di grave”, “non preoccuparti di queste sciocchezze” e così via, si porta il bambino a non esprimere più le sue emozioni, perché inizia a pensare che queste non contando. Inoltre, da adulto avrà dei problemi ad affrontare le emozioni in modo costruttivo e sano.

In conclusione, essere genitori amorevoli è sicuramente una cosa buona, ma bisogna considerare come alcuni comportamenti pensati per il loro bene potrebbero invece danneggiarli.

About Silvia Faenza

Ciao sono Silvia Faenza, mi sono Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università del Salento, nel 2014. Dal 2015 mi occupo della gestione dei contenuti per aziende e agenzie editoriali online, principalmente in qualità di ghostwriter, copywriter e web editor.

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