Uno dei problemi più diffusi nel comportamento dei figli, e in particolare nell’età dell’adolescenza, è lo scegliersi degli amici, e delle compagnie, che non piacciono ai genitori. Genitori che spesso li hanno visti una sola volta, e per troppi tatuaggi, o per una sigaretta in bocca, o ancora per la bottiglia di birra in mano, subito pensano alle cattive compagnie che fanno male al figlio. Ma come allontanare i figli da cattive compagnie?
Per prima cosa, i genitori devono capire che il figlio non è una loro proprietà ma un essere umano a sé stante, e se questa cosa non viene capita non solo non si arriva ad una soluzione, ma anzi si lega ancora di più il ragazzo alle cattive compagnie.
Per questo motivo abbiamo condiviso alcuni modi efficaci che possono aiutare il genitore ad affrontare quelle cattive amicizie.
Conoscere gli altri ragazzi
La prima cosa da fare è cercare di capire quei ragazzi, di conoscerli meglio, perché può darsi che abbiano un comportamento sbagliato, ma non tutti gli altri modi di fare.
Permettere al ragazzo di invitarli a casa anche se non ci piacciono, e magari cercare di conoscerli meglio come possiamo e soprattutto senza pregiudizi, permette di capire se veramente sono cattive compagnie o no; importante ricordare che nessuno è perfetto.
Cattive compagnie e psicologie: capire cosa il proprio figlio ci trova in loro
Se il ragazzo sta con loro, bisogna capire che cosa ci trova per capire come affrontare la situazione. Possono essere gli unici che lo accettano nel gruppo, oppure possono essere i più “fighi”, o ancora possono concedergli una libertà che in casa non ha.
Il modo migliore per affrontare la situazione, comunque, è conoscerla e capire come affrontare non l’amicizia in generale, ma il punto cruciale per lui, il tratto che lo unisce agli altri.
Evitare limiti e privazioni
I limiti che si danno al ragazzo non devono essere troppo stringenti, anche se devono essere presenti, e questo è importante.
Per esempio, è utile un limite come “massimo a mezzanotte a casa”, che sia preciso e che venga fatto rispettare, ma non un “non uscire di casa”, perché lui uscirebbe comunque e, anzi, inizierebbe per ripicca a fare l’esatto contrario di ciò che vorrebbero i genitori.
Un dialogo aperto e sincero sulle cattive compagnie
Molto importante, nel rapporto tra genitori e figli, è il dialogo. Ma non un dialogo inquisitore, tipo commissariato di polizia, del tipo “Dove sei stato? Cosa hai fatto?”, bensì un dialogo pacifico che parli principalmente di emozioni, delle paure, delle insicurezze.
In questo modo potremo capire i suoi problemi, e dargli consigli su come vivere la propria situazione, ma anche aiutarlo a uscire da quelle troppo difficili, perché si sarà instaurato un senso di fiducia.
Fargli capire i suoi sbagli
Se ha un problema di qualsiasi tipo, magari derivante proprio da quelle amicizie, un ragazzo va aiutato, non va incolpato. Le frasi del tipo “te l’avevo detto!” non solo non servono, ma anzi lo allontanano ancora di più dai genitori.
Invece, quando il danno (qualsiasi esso sia) è fatto è fatto, e se stiamo vicini e aiutiamo a risolvere il ragazzo capirà chi è veramente dalla sua parte. Purtroppo, il processo di non accettazione dell’amicizia sbagliata è un processo del figlio, non dei genitori, che non possono prendere il posto suo completamente.
Le cattive amicizie in psicologia: analizziamo l’influenza negativa delle relazioni
Come abbiamo visto nelle scorse righe, le relazioni di amicizia negative e tossiche rappresentano uno dei fenomeni più complessi e dannosi nell’ambito della psicologia sociale. Si tratta infatti di dinamiche relazionali che, apparentemente innocue nelle fasi iniziali, possono invece evolversi in schemi comportamentali che minano profondamente il benessere psicologico dell’individuo, soprattutto se è molto giovane.
La psicologia moderna ha peraltro identificato diversi meccanismi attraverso cui le cattive amicizie influenzano negativamente la nostra salute mentale:
- manipolazione emotiva, dove il “falso amico” utilizza sottili strategie psicologiche per mantenere una posizione di controllo, attraverso ricatti emotivi e comportamenti volti a minare l’autostima dell’altro;
- persistente squilibrio nella reciprocità. Mentre le amicizie sane si basano su uno scambio equilibrato di supporto emotivo e pratico, nelle relazioni tossiche si osserva una costante asimmetria, dove una parte investe significativamente più energia, tempo e risorse emotive rispetto all’altra;
- dipendenza affettiva, un altro aspetto cruciale di queste relazioni. La persona coinvolta in un’amicizia tossica sviluppa spesso un attaccamento malsano, basato sulla paura dell’abbandono e su un bisogno compulsivo di approvazione. Il meccanismo psicologico rende estremamente difficile il distacco, anche quando la natura dannosa della relazione diventa evidente.
Gli effetti a lungo termine delle cattive amicizie sono particolarmente preoccupanti: disturbi dell’umore, ansia sociale e problemi di autostima sono solamente alcune delle caratteristiche consequenziali dell’esposizione prolungata alle cattive compagnie!