Cos’è l’autolesionismo?
Hai mai sentito parlare di autolesionismo? No? Vediamo insieme cos’è. Si parla di “autolesionismo” quando si verifica la condizione per la quale una persona arreca intenzionalmente danno al proprio corpo. In genere, gli autolesionisti agiscono con il lucido intento di punire sé stessi, anche se raramente hanno l’intenzione di uccidersi. Il disturbo è davvero particolare, poiché, pur coinvolgendo la sfera psicologica, si manifesta con segni fisici evidenti.
In genere, chi è afflitto da tale disturbo, si fa del male ricorrendo a tagli o bruciature, assumendo grandi quantità di farmaci, perforandosi con punteruoli o strumenti simili, non mangiando o ingerendo notevoli quantità di sostanze alcoliche. Secondo gli esperti il disturbo è l’espressione visibile di un forte stress emotivo, un grave senso di colpa o un pensiero doloroso difficilmente gestibile e/o superabile.
Ma perché ci si fa del male da soli? Per l’autolesionista il procurarsi un danno fisico rappresenta un modo per sentirsi meglio, per ridurre lo stress emotivo accumulato, l’angoscia che lo attanaglia e/o per alleviare gli eventuali sensi di colpa. Tipico del disturbo è l’alternanza di momenti di serenità più o meno lunghi con momenti critici, in cui i soggetti in questione sentono forte il desiderio di procurarsi delle lesioni.
Chi soffre di tale disturbo, solitamente, teme che le altre persone possano scoprire i suoi problemi: motivo per il quale è tipica la tendenza ad isolarsi, ad assumere atteggiamenti particolarmente riservati ed a coprire le ferite sul corpo, spesso in maniera sospetta, evitando di chiedere aiuto agli altri.