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Respirazione meditativa, come può aiutarci a gestire il dolore

La respirazione meditativa può essere di grande aiuto in diverse condizioni di salute, compresa la gestione del dolore.

A tal fine, i ricercatori dell’Università del Michigan hanno confrontato due tipi di respirazione meditativa: la respirazione tradizionale e una respirazione guidata consapevole, per ridurre il dolore. Hanno così scoperto che ognuna delle tecniche ha diminuito il dolore modulando la corteccia somatosensoriale, una regione del cervello responsabile dell’elaborazione delle sensazioni dolore, ma ognuno con meccanismi diversi.

In particolare – afferma Alexandre DaSilva, docente associato presso la scuola di odontoiatria – con il gruppo della respirazione tradizionale, la connessione funzionale con le regioni frontali del cervello è aumentata, perché questa regione era concentrata sui dettagli sensoriali interni del corpo. Questo concorreva con i segnali di dolore esterni, e inibiva la capacità della corteccia somatosensoriale di elaborare il dolore, confermando così l’ipotesi comune che la respirazione consapevole esercita il suo effetto antidolorifico attraverso l’interocezione, la rifocalizzazione cosciente dell’attenzione della mente sulla sensazione fisica di una funzione di un organo interno.

Nel secondo gruppo i soggetti facenti parte del campione sono stati invitati a indossare occhiali speciali e osservare un paio di polmoni 3D di realtà virtuale, mentre respiravano con attenzione.  La tecnologia è stata sviluppata in-house, con i polmoni che si sincronizzavano con i cicli respiratori dei soggetti partecipanti allo studio, in tempo reale. Questo ha fornito un coinvolgente stimolo visivo e audio esterno, con il dolore che diminuiva nel momento in cui le regioni sensoriali del cervello (visive e uditive) si sono impegnate con la realtà virtuale immersiva e con le stimolazioni di immagini e suoni, in un processo conosciuto con il nome di esterocettività che ha, di fatto, indebolito la funzione di elaborazione del dolore della corteccia somatosensoriale.

“Sono rimasto sorpreso nell’osservare che entrambi i metodi di respirazione meditativa abbiano diminuito la sensibilità al dolore, ma in modo opposto nel cervello, come lo yin e lo yang”, ha detto DaSilva. “Uno coinvolgendo il cervello in un’esperienza immersiva 3D esterna del nostro respiro, o exteroception – yang, e l’altro concentrandosi sul nostro mondo interno, interoception – yin”.

Sebbene entrambi gli approcci abbiano diminuito la sensibilità al dolore, la respirazione tradizionale può essere ritenuta maggiormente impegnativa perché richiede un’attenzione a lungo termine e la concentrazione su un’esperienza astratta – ha detto. La respirazione con la realtà virtuale potrebbe essere più accessibile, soprattutto per i principianti, perché presta una coinvolgente “guida visiva e uditiva” all’esperienza di meditazione. E, la realtà virtuale di respirazione consapevole offre ai professionisti medici un’altra possibile opzione per il sollievo dal dolore, per diminuire la tendenza a fare affidamento solo sui farmaci per il dolore, compresi gli oppiacei – prosegue il ricercatore.

Nello studio si evidenzia poi come il dolore sia elaborato da molte regioni del cervello che forniscono diverse informazioni per l’esperienza globale del dolore. Il laboratorio di analisi ha dunque imparato dagli studi precedenti che alcune di quelle regioni possono essere mirate esternamente in modo preciso tramite neuromodulazione, un processo in cui gli impulsi elettrici vengono utilizzati per modulare direttamente l’attività cerebrale.

Tuttavia, lo scopo era qui di sezionare e capire i due meccanismi del cervello per la modulazione del dolore utilizzando la respirazione. A tal fine, il team di DaSilva ha confrontato due metodi di respirazione, ponendo un singolo, unilaterale termode sul ramo del nervo mandibolare sinistro del nervo cranico trigemino per ogni partecipante, una sorta di piccola piastra elettrica controllata da un computer sul vostro viso.

Per studiare i meccanismi cerebrali utilizzati durante i due tipi di respirazione, i ricercatori hanno dunque analizzato la loro connettività funzionale associata – cioè, quali regioni del cervello sono state co-attivate e quando – durante ogni tipo di respirazione e stimolazione del dolore. Hanno dunque studiato gli effetti acuti (stessa sessione) e lunghi (dopo una settimana) delle tecniche di respirazione, e nella settimana tra le due sessioni di neuroimaging, entrambi i gruppi hanno fatto la respirazione tradizionale mindful a casa.

Il gruppo di ricerca di DaSilva, che si concentra molto sull’emicrania e il dolore, sta lavorando ulteriormente sulle opzioni per fornire questa esperienza di respirazione di realtà virtuale attraverso un’applicazione mobile ed estendere il suo beneficio clinico a più disturbi di dolore cronico oltre lo spazio del laboratorio.

 

About Roberto Rossi

Mi chiamo Roberto Rais, Giornalista pubblicista, da diversi anni  specializzato in tematiche legate alla psicologia, alla motivazione e al wellness psico-fisico. Collaboro con alcuni magazine online di settore, prestando la mia consulenza editoriale anche ad agenzie di stampa e siti web"

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