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Dislessia, la stimolazione transcranica potrebbe essere una soluzione

Il ripristino dei normali schemi di attività neurale ritmica mediante processi di stimolazione elettrica non invasiva del cervello stanno alleviando i deficit di elaborazione del suono e migliorando la precisione di lettura negli adulti affetti da dislessia, stando a quanto afferma uno studio pubblicato l’8 settembre 2020 sulla rivista PLOS Biology a cura di Silvia Marchesotti e Anne-Lise Giraud dell’Università di Ginevra, e colleghi.

La dislessia è un disturbo frequente dell’acquisizione della lettura che colpisce fino al 10% della popolazione, ed è caratterizzata da difficoltà di apprendimento permanente con il materiale scritto. Sebbene siano state proposte diverse cause possibili per la dislessia, quella predominante è un deficit fonologico, cioè una difficoltà nell’elaborazione dei suoni del linguaggio.

Il deficit fonologico della dislessia è a sua volta associato a cambiamenti nei modelli ritmici o ripetitivi dell’attività neurale, in particolare le cosiddette oscillazioni “a bassa gamma” (30-Hz), in una regione del cervello chiamata corteccia uditiva sinistra. Ma una relazione causale tra queste oscillazioni e la capacità di elaborare i fonemi non era stata stabilita in studi precedenti.

Per affrontare questa domanda, i ricercatori hanno applicato la stimolazione transcranica a corrente alternata (tACS) sulla corteccia uditiva sinistra in 15 adulti con dislessia e 15 lettori fluenti per un periodo di 20 minuti. Questo intervento ha immediatamente migliorato l’elaborazione fonologica e la precisione di lettura nel gruppo dislessia, in particolare quando la stimolazione 30 Hz (ma non 60 Hz) è stato utilizzato. È interessante notare che l’effetto benefico sull’elaborazione fonologica è stato più marcato in quegli individui che avevano scarse capacità di lettura, mentre un effetto leggermente dirompente è stato osservato in lettori molto bravi.

Secondo gli autori, i risultati dimostrano per la prima volta il ruolo causale dell’attività oscillatoria a bassa gamma nell’elaborazione fonemica. I risultati possono aprire la strada a interventi terapeutici non invasivi volti a normalizzare la funzione oscillatoria nella corteccia uditiva e a migliorare l’elaborazione fonologica nei soggetti affetti da dislessia.

Il prossimo passo per noi è quello di indagare se la normalizzazione della funzione oscillatoria nei bambini molto piccoli potrebbe avere un effetto duraturo sull’organizzazione del sistema di lettura, ma anche di esplorare mezzi ancora meno invasivi per correggere l’attività oscillatoria, ad esempio utilizzando il neurofeedback training” – ha concluso la d.ssa Marchesotti.

About Roberto Rossi

Mi chiamo Roberto Rais, Giornalista pubblicista, da diversi anni  specializzato in tematiche legate alla psicologia, alla motivazione e al wellness psico-fisico. Collaboro con alcuni magazine online di settore, prestando la mia consulenza editoriale anche ad agenzie di stampa e siti web"

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