Molte persone arrivano in terapia con un’idea sulla realtà che deriva dai loro litigi con il partner, riportando frasi come:
- “Sto reagendo eccessivamente?”
- “Ha davvero detto quelle cose o sto stravolgendo la storia?”
- “Ho sempre pensato di avere una mente aperta. Mi sono sbagliato per tutto questo tempo?”
Chi esprime tutti questi dubbi potrebbe essere una vittima di gaslighting. Si tratta di una tecnica manipolatoria utilizzata da una persona in una relazione per avere il controllo, mettendo in discussione il senso della realtà del partner e il loro senso di giustizia.
Riconoscere i segnali del gaslighting
Alcuni tratti comuni identificati dalla ricerca consistono nell’essere emotivamente non disponibili, impulsivi, privi di buon senso e autoconsapevolezza. Le tecniche di un manipolatore ruotano spesso intorno a dei fattori come:
–Invalidare i sentimenti dell’altro: “Stai avendo una reazione eccessiva”
–Svalutazione: “Non riesci proprio capire”
–Negare la verità: “Non è andata così, non ricordi le cose chiaramente”
–Incolpare l’altro per le loro azioni: “Non mi arrabbierei con te se non te la prendessi per cose senza senso”.
Avendo una carenza di autoconsapevolezza ed empatia, i gaslighter potrebbero non rendersi affatto conto delle loro azioni manipolatorie. Spesso queste persone hanno alle spalle un’infanzia difficile e relazioni problematiche, che hanno plasmato il loro comportamento. Ma questo non può essere una giustificazione.
Mantenere l’assertività
Dopo aver identificato i segnali, bisogna comunicare al partner gli effetti del suo comportamento su di noi. Se si lascia perdere invece si rischia di rafforzare proprio i comportamenti negativi e dannosi. Ecco alcuni esempi:
-Quando il partner cerca di dare un’altra versione dei fatti, dire: “Va bene, ricordiamo cose diverse, quindi non discutiamone”.
-Quando il partner cerca di imporre un modo in cui sentirsi, dire: “Capisco quello che dici, ma i miei sentimenti sono miei e per questo non possono essere sbagliati. Per favore, rispettiamoli”.
-Quando il partner cerca di capovolgere gli argomenti di una discussione, dire: “Non so dove stia andando questa conversazione. Per favore, riprendiamo più tardi, quando avremo le idee più chiare”.
La comunicazione con chi pratica comportamenti di gaslighting potrebbe essere l’unico modo per renderli consapevoli delle loro azioni. Anche coinvolgere un soggetto esterno, imparziale (come uno psicologo psicoterapeuta) può aiutare nel percorso.
Se la persona desidera davvero stare nella relazione, farà del suo meglio per cambiare in una direzione positiva per entrambi. Tuttavia, bisogna ricordare che a volte gli sforzi potrebbero non essere sufficienti.
Stabilire i propri confini e lasciare andare
Quando il gaslighting diventa la normalità, quando è ripetuto e aggressivo nel tempo, potrebbe anche mettere a rischio la sicurezza della persona che lo subisce e portare a una escalation.
Spesso, il partner violento non rinuncia al potere che deriva dal suo modo di comportarsi, ed è quindi necessario fare degli ulteriori passi protettivi, come:
- Stabilire dei limiti all’uso di certi comportamenti e parole.
- Cercare di dimostrare la tossicità degli schemi di comportamento del partner.
- Indirizzare il partner verso la terapia con un professionista.
Se il partner non è disposto a cambiare nonostante i ripetuti sforzi di aiuto e comprensione, bisogna ripensare al valore della relazione stessa, considerando l’ipotesi di lasciarla andare. A volte, è l’unico modo per tornare a quello spazio di crescita personale che una relazione manipolatoria non può dare.
La manipolazione non è mai una cosa positiva. Il modo migliore per reagire è riflettere regolarmente sullo stato di salute della relazione, ma soprattutto non avere paura di parlarne con un professionista della salute mentale che avrà gli strumenti per offrire una visione imparziale di supporto.