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I social media causano la sindrome dell’impostore?

Nell’era dei social media, la sindrome dell’impostore è diventata una problematica diffusa tra i professionisti. Il confronto continuo con i successi altrui può portare a sentimenti di inferiorità e dubbi sulle proprie capacità professionali. Questo fenomeno, particolarmente diffuso tra i grandi realizzatori, viene alimentato dai social media, che spesso espongono solo il lato migliore delle nostre vite professionali.

La sindrome dell’impostore: cos’è?

La sindrome dell’impostore è caratterizzata dalla sensazione di sentirsi falsi o fraudolenti sul posto di lavoro. Molti professionisti, seppur competenti, si sentono inadeguati e credono che i loro successi siano dovuti a fattori esterni piuttosto che alle loro capacità. Questa sindrome colpisce circa il 60% dei lavoratori, con alcune ricerche che stimano una prevalenza fino all’82% (Bravata et al., 2020).

Social media e ansia professionale

I social media possono amplificare la sindrome dell’impostore. Piattaforme come LinkedIn, Instagram e Facebook sono strumenti potenti per il networking e la condivisione dei successi professionali. Tuttavia, possono anche diventare trappole per l’autostima, spingendo i professionisti a confrontarsi costantemente con i colleghi.

Quando si accede a LinkedIn, ad esempio, l’obiettività può volare via dalla finestra. Anche i grandi realizzatori possono sentirsi inferiori leggendo dei successi degli altri. Questo confronto incessante può far sembrare i propri traguardi meno significativi, mettendo in ombra l’orgoglio per i risultati ottenuti.

L’illusione dei successi altrui

È importante considerare che ciò che vediamo sui social media non rappresenta sempre la realtà. Anche se i riconoscimenti esibiti fossero veri, il confronto con la produttività degli altri potrebbe avere un valore limitato. Spesso, le persone condividono solo i loro successi, omettendo fallimenti e difficoltà. Questo crea un’immagine distorta della realtà che può influire negativamente sull’autostima e alimentare la sindrome dell’impostore.

La ricerca di convalida sui social media

Molti professionisti utilizzano i social media per ottenere convalida e incoraggiamento. La dipendenza dai “mi piace” e dalle condivisioni può portare a un ciclo di continua ricerca di approvazione. Questo comportamento non è salutare, poiché la mancanza di riscontri positivi può intensificare i sentimenti di inadeguatezza e insicurezza.

Un rapporto di Ben Marder et al. (2024), intitolato “LinkedIn causa la sindrome dell’impostore?”, esplora come l’uso professionale dei social media possa contribuire a questi sentimenti di inferiorità. La teoria dell’attenzione oggettiva focalizzata su se stessi suggerisce che passare del tempo sui social media professionali aumenta la concentrazione su di sé, innescando pensieri da impostore e conseguenti emozioni negative.

LinkedIn non è l’unico social media che può far sentire mediocri i professionisti. Anche Instagram e Facebook, dove i successi vengono spesso esibiti visivamente, possono contribuire a questi sentimenti. Professionisti di vari settori, dai fotografi agli oratori pubblici, possono sentirsi inadeguati quando si confrontano con i successi spettacolari dei loro colleghi.

L’effetto del narcisismo

Marder et al. hanno scoperto che l’effetto negativo dei social media è meno pronunciato tra le persone con alti livelli di narcisismo. Tuttavia, poiché la maggior parte delle persone non è narcisista, questi risultati indicano che molti professionisti sono vulnerabili alla sindrome dell’impostore indotta dai social media.

La disciplina del disimpegno digitale

In un’epoca in cui la salute emotiva è al centro dell’attenzione, è importante riconoscere che il tempo trascorso sui social media può avere un impatto negativo. Non tutti sperimentano la sindrome dell’impostore, ma per coloro che lo fanno, un cambiamento di mentalità può essere benefico.

Coltivare relazioni offline

Coltivare e mantenere un gruppo di supporto offline, sia personale che professionale, è fondamentale. Famiglia, amici e autentiche relazioni professionali offrono un supporto incondizionato e una verifica oggettiva dei propri successi, lontano dalla corsa digitale verso la vetta.

I social media possono causare la sindrome dell’impostore, specialmente tra i professionisti che si confrontano costantemente con i successi degli altri. È essenziale sviluppare strategie per gestire questo fenomeno, come ridurre il tempo trascorso sui social media, coltivare relazioni offline e mantenere una visione equilibrata dei propri successi. Disconnettersi alla fine della giornata lavorativa potrebbe essere la decisione più salutare per preservare il proprio benessere emotivo.

About Silvia Faenza

Ciao sono Silvia Faenza, mi sono Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università del Salento, nel 2014. Dal 2015 mi occupo della gestione dei contenuti per aziende e agenzie editoriali online, principalmente in qualità di ghostwriter, copywriter e web editor.

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