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Lista dei desideri inversa: perché può renderti felice?

Quando ci si confronta con i rimpianti, il rischio è quello di rimanere intrappolati in una narrazione fatta di “avrei dovuto” e “se solo avessi”. È una dinamica molto più frequente di quanto si creda, che spesso alimenta ansia e un senso di inadeguatezza.

La cultura delle bucket list, le cosiddette liste dei desideri, non fa che rafforzare questa pressione, perché orienta lo sguardo a ciò che manca, a ciò che ancora non si è raggiunto.

Ma la psicologia suggerisce un approccio differente: stilare una lista dei desideri inversa, capace di spostare l’attenzione da ciò che resta da fare a ciò che è già stato vissuto e conquistato.

La lista dei desideri inversi per imparare a notare l’abbondanza

Una lista dei desideri inversi può essere utilizzata per riuscire a imparare e notare l’abbondanza nella propria vita. Infatti, spesso capita che le persone nonostante siano riuscite a raggiungere dei traguardi importanti non siano in grado di riconoscerli.

Si tende a dare per scontato le tappe superate e ci si concentra solo su quello che manca. Una lista dei desideri inversi permette di andare a ribaltare questa prospettiva. Invece di alimentare la corsa verso gli obiettivi futuri si possono ricordare gli episodi reali e concreti che ci hanno reso felici e ci hanno fatto sentire orgogliosi di noi.

Un viaggio inaspettato, il coraggio di cambiare lavoro, la capacità di affrontare una delusione: momenti che raramente si inseriscono nelle liste tradizionali, ma che custodiscono una forza trasformativa autentica.

Fermarsi a riconoscerli genera gratitudine, una delle emozioni più correlate al benessere psicologico. Non si tratta di negare l’ambizione, ma di equilibrare il desiderio di crescita con la consapevolezza del già vissuto.

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Rafforzare l’identità attraverso i ricordi

La memoria autobiografica è quello che ci permette di costruire nel tempo una nostra specifica identità. Nel momento in cui ripensiamo a quei momenti che ci hanno segnato, quando non solo rievochiamo delle immagini di chi eravamo e di siamo diventati.

Gli studi psicologici hanno confermato che chi usa in modo consapevole i ricordi per riuscire ad orientare il proprio presente e consolidare i propri legami sociali, risulta essere più resiliente e al contempo vive con una maggiore sensazione di benessere.

Quando si scrive una lista dei desideri inversa dunque, non si vanno ad elencare i successi in modo tradizionale ma si vanno a riconoscere le esperienze che hanno davvero plasmato la propria storia.

Come quella volta in cui ci siamo difesi in una situazione complessa o il momento in cui abbiamo scelto di dover interrompere una relazione dannosa. Anche gli episodi più piccoli, come imparare a vivere da soli, imparare a pagare le bollette, imparare a fare un qualcosa che prima ci spaventare fare sa soli. Tutti questi sono tasselli che identificano un’identità che nel tempo è cresciuta e si è plasmata grazie anche a ciò che ha vissuto.

Creare slancio per il futuro

Guardare indietro non significa restare fermi, al contrario, rivisitare esperienze di successo, grandi o piccole che siano, alimenta la convinzione di poter affrontare nuove sfide. In psicologia si parla di autoefficacia, cioè la fiducia nella propria capacità di riuscire.

È una percezione che non nasce dal nulla: si fonda su prove concrete, e le prove più solide sono proprio i momenti della nostra vita in cui abbiamo superato difficoltà.

Questo vale anche in campi specifici, come dimostrano gli studi sulla gestione finanziaria. Chi ricorda esperienze passate di efficacia, anche in ambiti diversi, tende a pianificare meglio, a prendersi più responsabilità e a prendere decisioni più ponderate.

Così, una lista dei desideri inversa diventa un serbatoio di esempi reali che testimoniano la nostra capacità di affrontare e risolvere.

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Un esercizio pratico per iniziare

Costruire la propria lista non richiede strumenti complessi. Serve solo tempo dedicato, magari in un contesto che favorisca la concentrazione: carta e penna, musica rilassante, un ambiente familiare. Le domande possono essere semplici, ma potenti:

  • Qual è stato un momento in cui mi sono sentito vivo?
  • Quando ho fatto qualcosa che mi spaventava ma che oggi mi rende orgoglioso?
  • In quale occasione mi sono speso per qualcuno a cui tenevo?
  • Quale traguardo personale ho raggiunto, anche se nessuno lo ha notato?
  • Da quale dolore o esperienza sono guarito, o con quale ho fatto pace?

Lasciare emergere le risposte senza giudizio permette di rivalutare la propria storia con occhi nuovi. Non c’è un metro oggettivo: per qualcuno sarà l’essere riuscito a tornare sui libri dopo anni, per un altro il superare un lutto o semplicemente imparare una competenza pratica che ha dato fiducia.

Un nuovo modo di guardare a sé stessi

L’effetto più importante di una lista dei desideri inversa non è la celebrazione del passato in sé, ma la sensazione di radicamento che produce. In una società che spinge costantemente verso il “fare di più”, concedersi il diritto di guardare indietro con gratitudine significa riconoscere che non siamo carenti, ma già portatori di esperienze di valore.

Questo non chiude la porta al futuro, al contrario, lo rende più accessibile, perché lo affrontiamo partendo da una base solida di consapevolezza. La felicità non è solo nel raggiungere l’obiettivo successivo, ma nel riconoscere che molti di essi, nella forma di esperienze, trasformazioni e conquiste interiori, li abbiamo già vissuti.

Una lista dei desideri inversa è un atto di cura psicologica: un invito a dare dignità al proprio percorso e a lasciarsi sorprendere da quanto già si è diventati.

About Silvia Faenza

Ciao sono Silvia Faenza, mi sono Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università del Salento, nel 2014. Dal 2015 mi occupo della gestione dei contenuti per aziende e agenzie editoriali online, principalmente in qualità di ghostwriter, copywriter e web editor.

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