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Paura e Follia: gli studi scientifici e la loro correlazione

Esistono dei metodi scientifici per contrastare e prevenire la paura ed evitare che questa possa sfociare nella follia? Scopriamolo insieme. Quando ci spaventiamo in seguito ad un impulso pauroso, il cervello elabora il sentimento della paura aumentando il battito cardiaco, in modo da poter rendere l’organismo in grado di sfuggire alla minaccia attraverso per esempio la fuga o l’elaborazione di risposte che ci fanno comprendere la situazione di pericolo e adottare dei comportamenti che ci permettano di sfuggire alla situazione.

Quando l’impulso parte dalla percezione del pericolo

Provare paura è un sentimento che ci permette di captare il pericolo che ci circonda, e consente al cervello di elaborare una serie di stimoli che ci mettono dinanzi alla possibilità di scegliere se fuggire o reagire alla situazione nella quale ci troviamo. Alcuni neuro scienziati hanno stabilito che il sentimento della paura comporta la formazione di ricordi che sono conservati nelle amigdala, una ghiandola che permette anche di lavorare gli impulsi generati dalla paura stessa.

Gli studi incentrati sul tema della paura e della follia

Alcuni studi scientifici hanno preso in esame i circuiti cerebrali che innescano il processo della paura e che mostrano le connessioni che portano all’acquisizione dell’apprendimento della stessa. Riuscire a stabilire in che modo funzionano questi circuiti potrebbe favorire la ricerca di risposte, che potrebbero sfociare in comportamenti errati come ansia, panico e pazzia.

Ogni percezione e le conseguenti reazioni promossi dall’amigdala, permettono di esaminare in pochissimo tempo la situazione e offrono delle scappatoie in grado di offrire un salvataggio o annientare le preoccupazioni, che, sarebbero addirittura dannose per l’uomo.

I risultati dell’esperimento scientifico

In seguito allo svolgimento di diversi esperimenti scientifici messi in moto in questo contesto le preoccupazioni sarebbero nulle, e la maggior parte di esse non farebbero che causare degli spaventi o dei falsi allarmi che poi in realtà non andrebbero mai a verificarsi.

In questo specifico caso il ruolo dell’amigdala è quello di catalogare le esperienze negative e impedire che esse possano ripresentarsi. Spesso si tende a far leva sul ricordo e sul passato, in modo da prevenire delle situazioni simili che potrebbero potenzialmente dimostrarsi pericolose.

Ovviamente queste risposte hanno un senso specifico solo se analizzate dal punto di vista razionale, in quanto sul momento non si fa leva sulla ragione ma su delle sensazioni e delle risposte che sono innescate dall’inconscio, e che permettono di reagire in maniera spontanea ed  l’immediata verso una potenziale fonte di pericolo.

In questo caso il nostro cervello funziona in seguito alla valutazione di elementi negativi che analizzano le possibili conseguenze disastrose, andando a categorizzare e ad ingigantire tutti i problemi che potrebbero derivare da una determinata situazione.

Tempo fa si pensava che l’amigdala avesse come unico compito quello di rielaborare i sentimenti innescati dalla paura, ma ora secondo quanto emerso da una ricerca effettuata dalla Stanford University, il ruolo della paura sovrasta molto quello dell’amigdala, innescando  altri procedimenti, come quello relativo alle ricompense e alle connessioni utili che sono state forgiate durante il periodo della formazione.

Il circuito della paura è molto importante per quanto riguarda la regolazione della memoria, ed è fondamentale che esso sia tenuto sotto controllo onde evitare che subentrino dei comportamenti più complicati e pericolosi, che se trascurati o sottovalutati potrebbero evolvere in follia. 

About Silvia Faenza

Ciao sono Silvia Faenza, mi sono Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università del Salento, nel 2014. Dal 2015 mi occupo della gestione dei contenuti per aziende e agenzie editoriali online, principalmente in qualità di ghostwriter, copywriter e web editor.

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