Gli psicologi sembrano aver identificato quali meccanismi si attivano nella nostra mente quando si finisce con il credere alle teorie complottiste, come quelle sull’11 settembre o lo sbarco sulla Luna, scoprendo che i complottisti e i creazionisti sono molto più simili (per certi versi) di quanto si possa credere.
“C’è un filo conduttore tra il credere nel creazionismo e credere nelle teorie della cospirazione” – ha dichiarato in proposito il dottor Sebastian Dieguez dell’Università di Friburgo, uno dei ricercatori che hanno condotto lo studio. “Anche se a prima vista sono molto diverse, entrambe queste convinzioni sono associate ad un unico e potente pregiudizio cognitivo chiamato pensiero teleologico, che comporta la percezione delle cause finali e lo scopo primario in eventi ed entità naturali”.
In pratica, un approccio teleologico significa che qualcuno sarà sempre d’accordo con affermazioni superficiali, come “il sole sorge per darci la luce”: un pensiero ricorrente nei bambini, che stanno iniziando a conoscere il mondo che li circonda, e che fa dunque parte del processo di apprendimento.
Questo approccio è stato evidentemente respinto dagli scienziati, ma si è dimostrato altamente resistente in gran parte della popolazione adulta, a prescindere da ciò, in particolare per quanto riguarda l’evoluzione. Dopo aver riconosciuto le similitudini tra la visione del mondo creazionista e “cospiratore”, il dottor Dieguez e i suoi colleghi hanno condotto una serie di test per interrogarsi sulla profondità di questa connessione.
Hanno così coinvolto un gruppo di 150 studenti universitari in Svizzera e hanno trovato una correlazione tra l’approccio teleologico e la fiducia nelle cospirazioni, confrontato poi con i risultati di un altro studio più ampio, su 1.250 persone in Francia.
A margine di tutto, il dottor Dieguez ha concluso che per certi versi la cospirazione è un tipo di creazionismo che si occupa del mondo sociale: un messaggio che, secondo il ricercatore, può aiutare a chiarire alcune delle caratteristiche più palesi dell’era della “post-verità”.