Cos’è la talassofobia? Quando si parla di talassofobia bisogna capire che non si ha paura dell’acqua in sé né del rumore delle onde sulla riva. Il disagio si manifesta sempre di più quando scompare l’orizzonte che si fonde col vuoto. Per chi soffre di talassofobia, quel vuoto è una minaccia, perdita di controllo, oscurità. Il mare, da luogo naturale e vasto, diventa oggetto di evitamento, fonte di sintomi fisici e cognitivi.
Una fobia specifica non ancora riconosciuta formalmente
Pur non essendo codificata come disturbo autonomo nel DSM-5-TR, la talassofobia rientra nei criteri delle fobie specifiche. L’intensità della reazione, la sua persistenza e la compromissione delle attività quotidiane collocano questa condizione all’interno del quadro clinico riconosciuto. La paura del mare aperto, dei fondali profondi o delle distese d’acqua in cui nulla è visibile sotto la superficie, attiva il sistema di allerta con la stessa forza di una minaccia concreta.
Differenza tra talassofobia e idrofobia
Come anticipato la talassofobia non va confusa con l’idrofobia. Chi ha timore dell’acqua teme il contatto con il liquido, anche in piccole quantità. La talassofobia, invece, si attiva di fronte a estensioni acquatiche vaste, scure, profonde: là dove la vista non può penetrare e il controllo è perso. A inquietare non è l’elemento in sé, ma la sua scala e la sua opacità, ciò che potrebbe nascondersi, l’impossibilità di toccare il fondo, la perdita di orientamento.
Cause multifattoriali: genetica, esperienza, apprendimento
Non esiste un’unica origine, infatti, spesso il disturbo nasce da una combinazione di predisposizione genetica e apprendimento sociale. Un’esperienza negativa in acqua, un episodio vissuto con angoscia durante l’infanzia, l’osservazione di una reazione ansiosa da parte di un genitore: sono tutti elementi che possono contribuire allo sviluppo della fobia.
Le influenze culturali non sono trascurabili, a volte anche semplicemente la narrativa visiva e cinematografica che ha spesso rappresentato il mare come ambiente pericoloso e incontrollabile può far insorgere una fobia che magari era latente dentro si sé. Non sono rari i casi in cui una fobia latente emerge dopo esposizione a contenuti mediali particolarmente evocativi.
Sintomi: tra attivazione fisiologica e vissuto emotivo
La talassofobia può indurre diversi sintomi fisici psicosomatici e cognitivi, tra i primi, si riscontrano tachicardia, iperventilazione, sudorazione, senso di costrizione toracica, nausea. Sul piano psicologico, dominano l’ansia anticipatoria, l’irrazionalità della paura, la sensazione di perdita di contatto con la realtà e il bisogno urgente di fuga.
In alcuni pazienti, basta la vista di una fotografia del mare profondo o una mappa nautica per attivare una risposta fobica. Non è necessario il contatto diretto con l’acqua: il solo immaginare di trovarsi in mezzo al mare può essere sufficiente a scatenare una crisi.
Evitamento e impatto sulla qualità della vita
Il comportamento di evitamento è una delle conseguenze più evidenti, chi soffre di talassofobia spesso rinuncia a viaggi in traghetto, crociere, sport acquatici, ma anche a semplici esperienze costiere.
Può svilupparsi una forma di ansia anticipatoria nei giorni precedenti a una vacanza, fino a evitare completamente qualsiasi situazione che implichi la prossimità al mare. In casi più gravi, la fobia si estende anche a laghi profondi o bacini artificiali.
Il possibile trattamento
Il trattamento elettivo per le fobie specifiche resta la terapia cognitivo-comportamentale, con particolare enfasi sulle tecniche di esposizione graduale. L’esposizione può avvenire in vivo, tramite contatto reale con lo stimolo, o in immaginazione guidata. Nei casi in cui l’ambiente non consenta un’esposizione reale (mare aperto, navigazione), l’utilizzo della realtà virtuale si è dimostrato efficace.
La ristrutturazione cognitiva ha lo scopo di identificare e modificare pensieri disfunzionali associati alla paura. Le tecniche di rilassamento, come la respirazione diaframmatica e il rilassamento muscolare progressivo, supportano il paziente nella gestione della risposta ansiosa.
Il trattamento precoce dei primi segnali di evitamento o ansia legata al mare può evitare la cronicizzazione del disturbo. Le fobie specifiche non trattate tendono a persistere e, talvolta, ad ampliarsi ad altri contesti o stimoli correlati.
La talassofobia merita attenzione clinica al pari di altre fobie specifiche, in quanto non è una semplice stranezza, né una paura superficiale.